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Ciclisti feriti, Marcionni domani in aula

- Di Leonardo Terzi

Correva l’agosto del 2012 quando nel giro di pochi giorni fra Caslano e Ponte Tresa si verificaro­no una serie di incidenti, coinvolti dei ciclisti, con ben nove interventi della Croce Verde. Una specie di ‘triangolo delle Bermude’ localizzat­o nel passaggio a livello della ferrovia Lugano–Ponte Tresa sulla strada cantonale. Tre ciclisti ebbero la peggio: una frattura importante agli arti inferiori, con danni permanenti a una gamba per il primo ciclista, un imprendito­re ticinese, una frattura al braccio pure questa con danno permanente per il secondo, una triatleta italiana, e gravi ferite alla testa per il terzo ciclista, un avvocato di Luino che rimediò 40 punti di sutura. Tutti e tre caddero ‘sgambettat­i’ dallo spazio vuoto fra l’asfalto della strada e i binari, in quel momento oggetto di lavori di ammodernam­ento. Le sottili gomme delle bici da corsa entravano nell’interstizi­o provocando la caduta. Problema poi risolto applicando uno spessore in gomma, capace di chiudere il buco lasciando nel contempo passare le ruote dei treni. Trovatisi in ospedale, i feriti decisero di fare causa, alla Flp, con elevate richieste di risarcimen­to (anche oltre i 100mila franchi), e all’allora direttore della Ferrovie luganesi Sa, l’ingegner Giorgio Marcionni, persona molto conosciuta anche per essere stata a lungo direttore della Tpl Sa. Ne seguì un travagliat­o percorso giudiziari­o. Dapprima il prosciogli­mento di Marcionni, col decreto d’abbandono del procurator­e pubblico Antonio Garzoni. L’inchiesta venne però riaperta dalla Corte di appello e revisione penale, che accolse l’istanza di Rocco Taminelli, avvocato dei ciclisti, ordinando alla Procura degli approfondi­menti. Che ribaltaron­o la precedente decisione: Marcionni lo scorso marzo ha ricevuto un decreto d’accusa che lo condanna per lesioni colpose gravi a 30 aliquote da 140 franchi, pena sospesa con la condiziona­le. L’ingegnere, tramite l’avvocato Roberto Macconi, ha presentato ricorso contro il decreto, la vertenza sarà così dibattuta domani venerdì dalle 9 in un processo davanti alla Pretura penale di Bellinzona (giudice Siro Quadri). La linea difensiva dell’avvocato Macconi si basa sulla conformità dell’opera secondo le regole dell’arte, che sarebbe confermata da una perizia, e sul fatto che si trattasse di un’opera stradale, non riguardant­e direttamen­te la Flp. Marcionni insomma respinge le accuse: domani il verdetto.

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TI-PRESS Il temibile passaggio a livello

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