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Il sogno della Luna apre Venezia

- dal nostro inviato Ugo Brusaporco

Venezia ritorna sulla Luna. Diciotto anni dopo ‘Space Cowboys’ di Clint Eastwood, presentato fuori concorso alla 57ª edizione. E, andando ancora più indietro, nel 1902, con ‘Le Voyage dans la Lune’, il capolavoro immortale di Georges Méliès che dava il via a un cinema che racconta i sogni. E sogno è quello che racconta il pluripremi­ato regista Damien Chazelle con il suo ‘First Man’, scelto per inaugurare questa 75ª edizione: il sogno di un uomo e di una nazione che si realizza quando Neil Armstrong comandante della missione Apollo 11, il 20 luglio 1969 pone, primo uomo, piede sulla Luna. Un bravissimo Ryan Gosling interpreta con giusto piglio l’astronauta statuniten­se senza avventurar­si in una imitazione pedissequa, cercando di leggere l’umanità di un uomo complesso. Damien Chazelle si concentra sul suo destino tra il 1961 e il 1969, anni in cui, con la costante e necessaria presenza della moglie (una Claire Foy da applausi) affronta il peso della morte della loro bambina colpita dal cancro, la morte di troppi amici aviatori e astronauti, e l’ulteriore peso di non tradire la fiducia di un intero Paese impegnato in un confronto ciclopico con i sovietici per la conquista dello Spazio. Confronto, fino alla conquista della Luna, in netto svantaggio per gli Stati Uniti, impegnati anche sui fronti del Vietnam e della rivolta di un mondo afroameric­ano alla ricerca di pari dignità con i bianchi. Tratto dal romanzo ‘First Man: The Life of Neil A. Armstrong’ di James R. Hansen, il film ha il merito di affrontare le varie sfaccettat­ure di un argomento, la conquista della Luna, che coinvolse il mondo intero, diventando una delle grandi imprese dell’umanità. C’è nel film un certo squilibrio legato alle troppe e noiose immagini degli apparati tecnici, sottolinea­te da musiche maestose e fuori luogo, ma tutto si concede di fronte all’emozione umana che traspare forte in tutto il film, fino a commuovere. Sarà questo, probabilme­nte, un film destinato a fare il pieno agli Oscar, rappresent­ando bene lo spirito americano. La sezione Orizzonti si è aperta con un forte ma poco riuscito film italiano: ‘Sulla mia pelle’ di Alessio Cremonini, dedicato alla morte di Stefano Cucchi, il trentunenn­e tossico e spacciator­e, morto in carcere il 22 ottobre 2009, dopo essere stato picchiato – si suppone, anche nel film – dai carabinier­i. Il film racconta gli ultimi giorni dell’uomo senza riuscire realmente a dire del dolore. Resta un film di impegno civile, ma non basta.

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NBCUNIVERS­AL ‘First Man’ di Chazelle

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