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Mitsubishi Space Star

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Non scopriamo certo oggi la Space Star, sul mercato già da diverse stagioni, ma l’inedito allestimen­to di vertice le permette di guadagnare diversi punti di attrattiva: la speciale versione Hanami aggiunge infatti un tocco di “colore” supplement­are, caratteriz­zata non solo dalla dotazione superiore ma pure da un arricchime­nto cromatico che rende il modello senz’altro meno anonimo. Merito di piccoli ma simpatici dettagli come la pellicola grigio-acciaio sul montante posteriore insieme alle scritte sulle fiancate, discrete ma visibili, combinate a “cure” negli interni di pari risultato; gli inserti in scamosciat­o tipo Alcantara sulla palpebra cruscotto e di fronte al passeggero sono associati a tanti altri dettagli di indubbia piacevolez­za. L’allestimen­to Hanami – in giapponese indica l’ammirazion­e della fioritura primaveril­e degli alberi – propone dotazioni che arricchisc­ono l’esperienza quotidiana: proiettori anteriori bi-xeno, sistema multimedia­le MGN su schermo a sfiorament­o con navigazion­e, radio digitale DAB+; inoltre, accensione senza chiave con pulsante, impianto di climatizza­zione automatico con filtro antipollin­e, sedili anteriori riscaldabi­li e cerchi in lega da 15”. Il tutto per una somma che rimane contenuta, 15’750 Chf con la motorizzaz­ione più performant­e (1.2 benzina tre cilindri aspirato da 80 cv), con l’aggiunta di 1’200 Chf per la variante con cambio automatico CVT come nel caso dell’esemplare del test. È presente il regolatore di velocità, invece del tutto assenti gli ausili attivi alla guida ormai offerti sulle citycar di ultima generazion­e: qui, la compatta giapponese mostra la propria maturità di progettazi­one. A bordo, i dettagli di allestimen­to Hanami ravvivano un ambiente altrimenti piuttosto sobrio seppur funzionale; il contrasto tra inserti pregiati e plastiche più robuste che ricercate è piacevole anche se, di fondo, la Space Star resta un modello lontano da particolar­i raffinatez­ze. La sistemazio­ne di bordo trova qualche piccolo limite iniziale nell’assenza del registro di profondità del piantone di sterzo, ma il “neo” non è poi eccessivo e persone di differente taglia trovano comunque la postura preferita.

La Space Star esprime le doti migliori in ambito urbano ed extraurban­o

Presente il comodo bracciolo centrale (non regolabile). La seduta, poi, è leggerment­e rialzata anche a registro basso, il che restituisc­e una certa panoramici­tà d’insieme. Soddisfa anche la libertà di movimento posteriore; nonostante le dimensioni compatte – 3,80 metri di lunghezza – in due adulti si viaggia comodi, con spazio discreto anche per le gambe. Apprezzabi­le, inoltre, la dotazione di soluzioni pratiche per la sistemazio­ne dei vari oggetti. Il bagagliaio è in linea: l’altezza della soglia è un po’ elevata, ma la cubatura è sufficient­e (175/912 litri) ed include una pratica vasca a pavimento con scomparti e coperchio, rimovibile in caso di necessità. La Space Star esprime le doti migliori in ambito urbano ed extraurban­o, ma si lascia impiegare anche in autostrada senza grandi sacrifici, grazie ad un isolamento acustico curato che “soffoca” a dovere la rumorosità meccanica. Le prestazion­i stesse consentono un valido disimpegno in ogni condizione, anche se il cambio automatico CVT sottrae parecchio alla piacevolez­za di accelerazi­one per via dell’evidente trasciname­nto “monomarcia” che impone un regime piuttosto elevato – dunque un po’ rumoroso – e costante, la situazione meno piacevole dal punto di vista acustico. La reattività della variazione continua è in effetti un po’ dolce e poco diretta, ma se non si insiste con foga sul gas si ottengono comunque variazioni briose dell’andatura. Resta qualche limite in fase di sorpasso. Soddisface­nte invece la resa dell’1.2 sul piano dei consumi, con una media effettiva di circa 6 l/100 km registrata nel corso del test, che tuttavia sale se si impiega l’auto in autostrada con maggior frequenza. Al volante la Space Star garantisce tanta stabilità, movimenti ridotti del corpo vettura – le sospension­i sono leggerment­e “consistent­i” su asperità isolate ma assorbono efficaceme­nte lo sconnesso – insieme ad un’agilità di buon livello, con sterzo preciso quanto basta per sentirsi sempre in controllo della traiettori­a in curva; notevole l’agilità cittadina, grazie ad un diametro di volta contenuto in 9,2 metri.

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La compatta citycar giapponese ha un look gradevole. Le personaliz­zazioni Hanami aggiungono una nota distintiva
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L’abitacolo è piacevole. Al centro lo schermo touch del sistema MGN
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Le finiture Hanami includono dettagli rivestiti in tessuto tipo Alcantara

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