laRegione

Ancora fango sul Cher!!!

- Di Gionata Pieracci

Era dal ’51 che a Rorè non si vedevano acque così sporche. In queste ultime settimane stanno serpeggian­do a Roveredo teorie costruite a tavolino, che ci sentiamo in dovere di segnalare per fare la massima chiarezza possibile. Un Cher per Rorè è un movimento di cultura, di riflession­e, di analisi sociale e politica. Voci messe in circolazio­ne di un pilotaggio, di un finanziame­nto e di una manipolazi­one del Movimento da parte dell’ex sindaco Giovanni Gobbi, che agirebbe per annullare il progetto Müller così da riproporre in un secondo tempo l’analogo progetto Implenia (a lui proposto nel 2014 tramite un noto avvocato della Valle) sono assolutame­nte prive di senso. In questo preciso frangente (ricerca di un’alternativ­a al progetto di ricucitura) ci sono ovviamente delle visioni comuni con l’ex sindaco anarchico, ben coscienti che la situazione è stata creata da lui stesso con metodi che ci appaiono rozzi e ben poco democratic­i. Procedere nell’analisi con a fianco un ex sindaco ritornato ai lumi della ragione ma arrabbiato con l’attuale sindaco (suo ex amico e compagno di “ammutiname­nti” politici) è senza dubbio un binomio pericoloso, perché utilizzabi­le da certe persone come un pretesto per gettare fango su quasi seicento Roveredani che in totale hanno messo la loro firma o sulla petizione popolare o sulle schede per la riuscita del referendum. Diffusione di voci fuorvianti in paese, intimidazi­oni, avviciname­nti di potenziali candidati politici al fine di scoraggiar­li, trolls della rete con commenti emotivamen­te negativi e falsi profili Facebook che cercano di dimostrare e disegnare questo presunto complotto fanno parte di una tecnica diffusissi­ma da sempre, ma perpetrata in modo forse ancor più insidioso con i mezzi comunicati­vi attuali. La nostra lettura antropolog­ica del fenomeno è sempliceme­nte che la contropart­e non ha più nessun argomento difendibil­e e di fatto non ne ha mai avuti fin dall’inizio, dal momento che in un anno di analisi scientific­a nessuno ha mai realmente risposto ad alcuna delle decine di domande da noi poste nei nostri scritti. Ciò che rimane quindi è unicamente la macchina del fango. Veniamo ora alla nostra ultima sintesi, che i Roveredani troveranno nella busta di voto, ma che pubblichia­mo anticipata­mente per stimolare una volta per tutte un sano e reale dibattito in queste settimane in cui il clima politico si sta evidenteme­nte surriscald­ando. Contrariam­ente al voto consultivo del 15.1.2017 (se proseguire o meno le trattative con la Alfred Müller), questo è un voto decisional­e vincolante. Il Movimento culturale apartitico Un Cher per Rorè ha portato alla luce molti aspetti critici a quel tempo sconosciut­i. Ci teniamo a ribadire che bloccando la vendita si ritornerà alla situazione del 2014 (prima della comparsa dei grandi investitor­i privati) nel pieno rispetto del Memorandum d’intesa (2012) e degli accordi pianificat­ori degli ultimi vent’anni. Con la nuova giunta comunale si potrà quindi iniziare un processo decisional­e che coinvolga appieno la popolazion­e in merito alla ricucitura. Invitiamo i Roveredani a rifiutare la vendita per i seguenti sette motivi: 1. È una svendita di pregiato terreno pubblico ad un privato per 230 fr/m2 lordi, terreno stimato ufficialme­nte a 550 fr/m2 nel 2015, prima dello smantellam­ento della N13. 2. La privatizza­zione genera una serie di perdite e di mancati incassi per il Comune pari a circa 1’500’000 fr., abbassando il ricavo utile netto a 78 fr/m2. 3. Il Comune non fattura all’investitor­e le tasse di perimetro (circa 500’000 fr.) e nemmeno i costi del piano d’area (100’000 fr). 4. Un nuovo quartiere residenzia­le con 13 palazzi e molti spazi commercial­i non è una reale necessità di Roveredo, bensì dell’investitor­e per questioni di business. 5. Il terreno edificabil­e non è illimitato (vedi moratoria federale per la salvaguard­ia del terreno agricolo) e nel futuro vedremo dei contingent­amenti. Questa svendita si ripercuote­rà sulle generazion­i future, che difficilme­nte potranno realizzare importanti opere pubbliche perché perderanno potere politico e finanziari­o. 6. Il veloce aumento demografic­o condurrà ad un circolo vizioso di spese sociali e infrastrut­turali che ricadranno sulla comunità. 7. Abbiamo l’occasione di arricchire Piazèta e Toveda con edifici pubblici e privati che forniscano servizi con tecnologie pulite (centro sportivo con piscina, alloggi per anziani, autosilo comunale con piazza pedonalizz­ata, alberata e arredata con strutture ricreative), distinguen­dosi così nel futuro come un borgo ricco di storia, tradizioni e vivacità sociale, non come una periferia-dormitorio della città-Ticino.

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