Ancora fango sul Cher!!!
Era dal ’51 che a Rorè non si vedevano acque così sporche. In queste ultime settimane stanno serpeggiando a Roveredo teorie costruite a tavolino, che ci sentiamo in dovere di segnalare per fare la massima chiarezza possibile. Un Cher per Rorè è un movimento di cultura, di riflessione, di analisi sociale e politica. Voci messe in circolazione di un pilotaggio, di un finanziamento e di una manipolazione del Movimento da parte dell’ex sindaco Giovanni Gobbi, che agirebbe per annullare il progetto Müller così da riproporre in un secondo tempo l’analogo progetto Implenia (a lui proposto nel 2014 tramite un noto avvocato della Valle) sono assolutamente prive di senso. In questo preciso frangente (ricerca di un’alternativa al progetto di ricucitura) ci sono ovviamente delle visioni comuni con l’ex sindaco anarchico, ben coscienti che la situazione è stata creata da lui stesso con metodi che ci appaiono rozzi e ben poco democratici. Procedere nell’analisi con a fianco un ex sindaco ritornato ai lumi della ragione ma arrabbiato con l’attuale sindaco (suo ex amico e compagno di “ammutinamenti” politici) è senza dubbio un binomio pericoloso, perché utilizzabile da certe persone come un pretesto per gettare fango su quasi seicento Roveredani che in totale hanno messo la loro firma o sulla petizione popolare o sulle schede per la riuscita del referendum. Diffusione di voci fuorvianti in paese, intimidazioni, avvicinamenti di potenziali candidati politici al fine di scoraggiarli, trolls della rete con commenti emotivamente negativi e falsi profili Facebook che cercano di dimostrare e disegnare questo presunto complotto fanno parte di una tecnica diffusissima da sempre, ma perpetrata in modo forse ancor più insidioso con i mezzi comunicativi attuali. La nostra lettura antropologica del fenomeno è semplicemente che la controparte non ha più nessun argomento difendibile e di fatto non ne ha mai avuti fin dall’inizio, dal momento che in un anno di analisi scientifica nessuno ha mai realmente risposto ad alcuna delle decine di domande da noi poste nei nostri scritti. Ciò che rimane quindi è unicamente la macchina del fango. Veniamo ora alla nostra ultima sintesi, che i Roveredani troveranno nella busta di voto, ma che pubblichiamo anticipatamente per stimolare una volta per tutte un sano e reale dibattito in queste settimane in cui il clima politico si sta evidentemente surriscaldando. Contrariamente al voto consultivo del 15.1.2017 (se proseguire o meno le trattative con la Alfred Müller), questo è un voto decisionale vincolante. Il Movimento culturale apartitico Un Cher per Rorè ha portato alla luce molti aspetti critici a quel tempo sconosciuti. Ci teniamo a ribadire che bloccando la vendita si ritornerà alla situazione del 2014 (prima della comparsa dei grandi investitori privati) nel pieno rispetto del Memorandum d’intesa (2012) e degli accordi pianificatori degli ultimi vent’anni. Con la nuova giunta comunale si potrà quindi iniziare un processo decisionale che coinvolga appieno la popolazione in merito alla ricucitura. Invitiamo i Roveredani a rifiutare la vendita per i seguenti sette motivi: 1. È una svendita di pregiato terreno pubblico ad un privato per 230 fr/m2 lordi, terreno stimato ufficialmente a 550 fr/m2 nel 2015, prima dello smantellamento della N13. 2. La privatizzazione genera una serie di perdite e di mancati incassi per il Comune pari a circa 1’500’000 fr., abbassando il ricavo utile netto a 78 fr/m2. 3. Il Comune non fattura all’investitore le tasse di perimetro (circa 500’000 fr.) e nemmeno i costi del piano d’area (100’000 fr). 4. Un nuovo quartiere residenziale con 13 palazzi e molti spazi commerciali non è una reale necessità di Roveredo, bensì dell’investitore per questioni di business. 5. Il terreno edificabile non è illimitato (vedi moratoria federale per la salvaguardia del terreno agricolo) e nel futuro vedremo dei contingentamenti. Questa svendita si ripercuoterà sulle generazioni future, che difficilmente potranno realizzare importanti opere pubbliche perché perderanno potere politico e finanziario. 6. Il veloce aumento demografico condurrà ad un circolo vizioso di spese sociali e infrastrutturali che ricadranno sulla comunità. 7. Abbiamo l’occasione di arricchire Piazèta e Toveda con edifici pubblici e privati che forniscano servizi con tecnologie pulite (centro sportivo con piscina, alloggi per anziani, autosilo comunale con piazza pedonalizzata, alberata e arredata con strutture ricreative), distinguendosi così nel futuro come un borgo ricco di storia, tradizioni e vivacità sociale, non come una periferia-dormitorio della città-Ticino.