Carasso: no al ripristino della teleferica per Baltico
L’assemblea patriziale ha bocciato una mozione. Si lotta per ottenere la pista agricola.
Nuova puntata sul tentativo di ottenere un collegamento accessibile a tutti per i monti di Carasso. In seduta straordinaria l’assemblea patriziale ha bocciato giovedì sera una mozione consegnata in aprile da una trentina di patrizi (prima firmataria Ester Cippà-Snozzi) che chiedeva di ripristinare anche per il trasporto di persone la teleferica Carasso-Baltico, da 11 anni utilizzabile solo per il trasporto di materiale. Un tema che ha suscitato un acceso dibattito in sala, gremita con oltre 120 persone. Con 75 contrari e 48 favorevoli, l’assemblea si è espressa negativamente seguendo le indicazioni contenute in un messaggio dell’Ufficio patriziale, il quale riconosce che dal punto di vista economico al ripristino della funivia è preferibile un accesso ai monti tramite pista agricola e preferisce concentrarsi su questo fronte. La realizzazione del collegamento stradale Coccio-Monda, viene sottolineato, è in attesa che il Municipio di Bellinzona si esprima sulla necessaria modifica pianificatoria. La relativa domanda di costruzione è pertanto al momento in stand-by. Una decisione dell’esecutivo è attesa nel giro di qualche mese, ma l’iter per la sua realizzazione potrebbe richiedere ancora anni. Ciononostante, secondo l’Ufficio patriziale, rispetto alla funivia la pista agricola porterà più vantaggi a lungo termine per questa zona e in particolare per l’agricoltura. Come sottolinea il presidente del Patriziato Mauro Minotti da noi interpellato, è importante che si possa realizzare la pista agricola anche per garantire un futuro e uno sviluppo all’Alpe Monda, recentemente restaurato. A sostegno della domanda di costruzione, viene spiegato nel messaggio, sono stati allegati studi effettuati da specialisti su vantaggi e svantaggi, così come una perizia sull’impatto ambientale. Se da parte del Cantone il Patriziato ha intravisto una certa apertura, un rallentamento potrebbe essere causato da eventuali opposizioni da parte di ambientalisti e da chi altro è contrario alla realizzazione dell’auspicato accesso ai monti.