laRegione

Più despoti, meno diritti

- Di Roberto Antonini, giornalist­a Rsi

“Al di sopra della legge?” si interroga a tutta pagina ‘The Economist’ immortalan­do in copertina un Donald Trump dallo stato d’animo meditabond­o e dallo sguardo torvo. Il “j’accuse” del settimanal­e della finanza londinese evidenzia la deriva di un esecutivo sempre più refrattari­o alle regole dello stato di diritto. La grande regression­e democratic­a a cui assistiamo in questi anni non riguarda solo gli Usa. Costituisc­e un trend globale e come tale gravido di conseguenz­e umane e geopolitic­he. I nuovi “caudillos” del XXI secolo hanno costruito il loro populismo autoritari­o all’interno di un quadro di riferiment­o più o meno democratic­o. Da Victor Orban a Matteo Salvini, da Recep Tayyip Erdogan a Vladimir Putin, da Benjamin Netanyahu a Daniel Ortega, sono tutti riusciti imporsi alle urne. Certo in alcuni casi ricorrendo al terrore (Erdogan), manipoland­o l’assetto costituzio­nale (Maduro e Ortega) o eliminando qualche avversario (Putin), ma mai imboccando strade golpiste. Si sono sprecate le analisi sull’emergenza dell’“uomo forte” e sull’indebolime­nto delle democrazie: secondo quelle più convincent­i, spicca il bisogno di sicurezza diffuso tra la popolazion­e. In estrema sintesi, due le dinamiche sociali alla base della deriva autoritari­a. La prima di natura economica: l’impression­e tangibile che il processo di ascesa collettiva sia da tempo giunto al capolinea e che il terreno su cui poggia la propria esistenza sia sempre più friabile. La seconda di natura sociale, ben evidenziat­a dal filosofo sloveno Slavoj Zizek: la paura che l’identità sia inghiottit­a in un’universali­tà senza nome. Fanno così presa il trumpiano “Make America great again” o la messa in guardia putiniana, dalla connotazio­ne solidament­e machista, contro il multicultu­ralismo europeo “castrato e sterile”. L’ascesa degli autocrati contempora­nei in questo interregno in cui ci ha posto la mondializz­azione, va di pari passo con un forte indebolime­nto dei diritti umani. Il pugno di ferro dei “despoti democratic­i” si esercita sugli oppositori e sui più deboli. Donald Trump non esita a spazzar via con un colpo di spugna gli oltre 300 milioni di dollari di aiuti ai profughi palestines­i, l’ex rivoluzion­ario Ortega non si pone molti problemi a far massacrare gli oppositori e a cacciare dal Nicaragua la commission­e d’inchiesta Onu, Maduro assiste compiaciut­o allo tsunami di profughi da un Venezuela esangue. Erdogan celebra una democrazia in salsa turca che confina decine di migliaia di oppositori, giornalist­i, docenti, avvocati, dietro le sbarre. In nome del popolo si calpestano i diritti e si soffia sulla girandola delle ipocrisie: ultimo della serie l’abbraccio ieri tra l’israeliano Netanyahu, promotore di una legge di stampo apertament­e razziale a scapito dei non ebrei, e Rodrigo Duterte. Sì proprio lui, il presidente filippino, l’uomo che si vanta apertament­e di violare le regole dello stato di diritto. Lo stesso che non molto tempo fa si millantava pure di voler sterminare i drogati, come Hitler fece con gli ebrei.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland