Un voto alla scuola
In ballo la sperimentazione sulla riforma approvata a larga maggioranza dal Gran Consiglio e bocciata dalla destra (Lega dei Ticinesi, Udc e Area Liberale). Due modelli che, secondo il parlamento, possono essere testati in sette istituti (tre comunali e quattro Medie). Sei milioni e 730mila franchi il costo del progetto sottoposto a giudizio popolare.
Su cosa si vota il 23 settembre
Il 12 marzo 2018 il Gran Consiglio ha approvato a larga maggioranza (51 sì, 19 no e 5 astenuti) un credito di 6,73 milioni di franchi per il finanziamento della sperimentazione del progetto “La scuola che verrà” per 3 anni in 7 istituti prima di una eventuale generalizzazione. Le scuole toccate sono quelle comunali di Cadenazzo, Coldrerio e Paradiso e le scuole medie di Acquarossa, Biasca, Caslano e Tesserete. Tutti gli istituti applicheranno lo stesso modello organizzativo di base, ma nelle scuole medie verranno implementate due varianti, una voluta dal Decs e una avanzata dal parlamento (su proposta del Plr), relative alla composizione dei gruppi per i laboratori (ore con solo metà classe) al terzo e quarto anno per quattro materie.
Il referendum
Contro il decreto legislativo del Gran Consiglio, pubblicato sul Foglio ufficiale del 16 marzo scorso, è riuscito un referendum lanciato da Udc e Area Liberale che ha raccolto 9’414 firme (ne bastavano 7’000) grazie anche al supporto della Lega dei Ticinesi. Il 23 settembre 2018 la popolazione è dunque chiamata a esprimersi per decidere se approvare in via definitiva il credito per la sperimentazione del progetto di riforma, così come proposto da governo e parlamento.
Modello 1, progetto Decs, per la scuola infanzia ed elementare
Vi saranno docenti supplementari come supporto al docente titolare (co-insegnamento). È prevista la generalizzazione dei docenti di materie speciali nella scuola elementare e possibilità di attivare il docente di educazione fisica o di educazione musicale anche nelle sezioni di scuola dell’infanzia.
Modello 1 per la scuola media
Laboratori: per una parte del tempo l’insegnante lavora solo con metà classe, per un apprendimento più mirato. Esistono già in italiano e scienze naturali, e saranno estesi a otto materie: italiano, matematica, inglese, tedesco, francese, geografia, storia, scienze naturali. Atelier: in italiano, matematica e tedesco, allo scopo di far progredire ogni allievo, forte o debole che sia, per un’ora settimanale la classe è seguita dal docente disciplinare e da quello di sostegno pedagogico. Prevista anche un’offerta regolare di opzioni orientative, artistiche, sportive e di approfondimento disciplinare a partire dalla prima media. Co-insegnamento: presenza di due docenti in classe che possono seguire gli allievi più da vicino. Maggior tempo concesso al docente di classe, affinché gli allievi possano ricevere un accompagnamento e un orientamento più efficace verso il futuro che sceglieranno.
Modello 2, proposta maggioranza parlamento, per scuola infanzia ed elementare
Per la sperimentazione vanno regolati diversi aspetti relativi al rapporto Comuni-Cantone e va evitata la confusione. Restano dubbi sull’abolizione della licenza di scuola elementare. Prevista la figura del co-docente.
Modello 2 per la scuola media
In due sedi si sperimenterà il progetto così come previsto dal Decs, mentre in altre due si sperimenterà il modello proposto dal Plr, vale a dire: 1) No a una suddivisione solo casuale degli allievi nei laboratori/atelier che si basi unicamente sulla differenziazione pedagogica. La sperimentazione dunque vedrà anche la suddivisione degli allievi in base alle competenze dei singoli. 2) Un’offerta differenziata per migliorare l’orientamento dell’allievo e valutazioni dei docenti più mirate e strutturate. Ogni ragazzo dovrà avere la possibilità di perseguire un obiettivo. 3) Nei laboratori si dovrà adattare la composizione dei gruppi per competenze nelle quattro materie di base: matematica, italiano, tedesco e scienze. La suddivisione sarà solo nei laboratori, lasciando invariata la classe nel tronco comune.
I punti in comune fra Modello 1 e Modello 2
Formazione dei docenti – A prescindere dal modello che si vorrà adottare dopo la sperimentazione, la maggioranza del Gran Consiglio concorda sul fatto che sia importante valutare per tempo la formazione dei docenti che dovranno partecipare alla sperimentazione sui 2 modelli. Valutazione della sperimentazione – Avverrà su basi scientifiche e sarà effettuata da un’entità esterna indipendente e neutrale, la quale assumerà la responsabilità dell’analisi della riforma. Settimane/giornate a progetto – Su proposta del Ppd è applicabile a entrambi i modelli e prevede tra un minimo di 3 settimane fino a un massimo di 6 (non per forza intere, ma anche giornate suddivise nell’arco dell’anno scolastico). Le opzioni previste nelle settimane in questione potranno prevedere attività in cui i ragazzi si iscrivono in base alle proprie competenze e a dipendenza dei propri bisogni orientativi.
Le ragioni dei favorevoli
La riforma permetterà di dare più risorse alla scuola ticinese per seguire meglio gli allievi e mettere in valore le loro capacità personali. Le ore di lezione a metà classe (laboratorio) alla scuola media, efficaci e già oggi presenti in italiano e scienze naturali, aumenteranno di circa 8 volte rispetto a oggi, permettendo un insegnamento più attento e vicino a ogni allievo in ben 8 materie e già a partire dalla Ia media. La maggioranza dei partiti (Ppd, Plr, Ps, Verdi e Montagna Viva) ha sostenuto in parlamento il credito per la sperimentazione dei due modelli previsti con questo progetto dopo 4 anni di lavori, dibattiti e consultazioni con esperti e docenti. Udc e Area Liberale, appoggiati da una minoranza di parlamentari della destra, hanno lanciato questo referendum che se accolto alle urne rischia di bloccare la necessaria riforma della scuola ancora per tanti anni! Il progetto verrà valutato in maniera scientifica da un gruppo di esperti di università svizzere durante i 3 anni di sperimentazione. I risultati concreti degli allievi e l’esperienza diretta dei docenti saranno la base per la decisione finale sul progetto.
Le ragioni dei contrari
I contrari considerano il progetto una sperimentazione azzardata e pericolosa che avviene senza un ordine preciso degli obiettivi da raggiungere, né tanto meno dei validi criteri per la valutazione dei risultati, effettuata su quattro sedi scolastiche i cui allievi – in caso di fallimento della sperimentazione – si troverebbero totalmente fuori dal contesto costituito dall’altra trentina di sedi scolastiche nelle quali la sperimentazione non avviene. Un concetto di “inclusione”, ossia di utopicamente pretendere che a tutti debba essere assicurata la formazione cui aspirano, a prescindere dalle loro capacità specifiche, costituisce un controproducente livellamento verso il basso che non soddisferebbe le ambizioni di chi mira in alto senza averne in quel momento i numeri (nessuno nega che questi possano arrivare, avendo lo sviluppo di ogni fanciullo una velocità e un decorso diverso), bensì inibirebbe le possibilità ai più dotati di procedere speditamente. Il progetto poi, è stato sviluppato da “un’élite dell’élite” scolastica – quindi di teorici dell’insegnamento avulsi da tutto quanto succeda in realtà al di fuori del loro mondo – senza coinvolgere a sufficienza gli altri attori della formazione (famiglie, mondo del lavoro, ecc.).
Gli schieramenti in campo
Il fronte del sì alla sperimentazione coinvolge partiti politici, organizzazioni sindacali, associazioni. Il Comitato cantonale del Plr ha approvato a larga maggioranza la posizione del proprio gruppo parlamentare, aderendo dunque alla sperimentazione. Adesione senza esitazioni anche da parte del Comitato cantonale del Ps. Il Ppd ha votato con la maggioranza del parlamento e il Comitato cantonale si esprimerà dopodomani, mercoledì. Favorevoli anche i Verdi. Sulle stesse posizioni – seppur con sfumature e riflessioni proprie – il Forum delle associazioni degli insegnanti e della scuola nel quale si riconoscono le principali associazioni di categoria e i sindacati del settore che si è detto favorevole ad avviare una sperimentazione del progetto di riforma. Salvo il ‘Movimento per la scuola’ che resta neutrale. Favorevole alla sperimentazione anche la Conferenza cantonale dei genitori. Sul fronte dei contrari si segnalano i promotori del referendum (Udc e Area Liberale) e la Lega dei Ticinesi. Va però detto che all’interno dei due principali partiti di centro (Plr e Ppd) si è creata una minoranza che non sostiene le ragioni della riforma.