laRegione

Sorprender­e, sorprender­si

Kyrgios dura lo spazio di un’illusione effimera, Federer agli ottavi con qualche concession­e a colpi ad effetto e mirabilie

- Di Marzio Mellini

A me, sotto sotto, Diego Nargiso è sempre piaciuto. Figlio di una generazion­e di tennisti italiani rimasta inespressa, il napoletano aveva quell’estro che oggi nei tennisti è merce rara (ricordate Camporese, Pescosolid­o, Cané? Emerse solo Gaudenzi, che infatti estroso non era). Bravo con la racchetta, eccellente al calcetto, non ha mai vinto un torneo Atp di singolare (fu due volte finalista, ma trionfò a Wimbledon, da juniores), ma proprio grazie alla classe indiscussa e a qualche estemporan­ea genialata, in doppio qualcosa ha portato a casa (fu numero 25, vinse cinque tornei). Ne avevo perso le tracce. L’ho ritrovato con piacere a commentare le partite degli Us Open per Eurosport. Competenza tecnica, quel po’ di vissuto buttato là, tra aneddoti e ricordi, per conferire al commento quel valore aggiunto che solo chi il tennis ha giocato ad alti livelli riesce ad assicurare. Ma quello che più mi ha colpito, è la sincera ammirazion­e per i “vincenti” di Federer, quelli speciali. Mai darli per scontati dovrebbe essere un obbligo per ciascuno di noi, ma sentire un ex profession­ista che a quei livelli ha pur sempre giocato dire “ed eccolo là”, “ma guarda questo che ti tira fuori”, “… e poi se ne esce con una roba del genere”, con quel tono non incredulo ma divertito e ammirato, riconcilia per davvero con quanto Federer continua a rappresent­are, ossia un unicum in un contesto di fenomeni della racchetta un po’ monocorde.

Stanotte in campo alle tre

Non che sia il solo cronista che ancora si meraviglia, ci mancherebb­e, ma è il tono un po’ scanzonato usato per salutare le perle esibite contro Nick Kyrgios, spazzato via in tre set, a fare riflettere su quanto ancora possa esserci di sorprenden­te nei colpi di un tennista del quale è già stato

Bella questa, vero?

detto di tutto e di più, da tutti. La “veronica” di rovescio con la quale ha schiaffegg­iato la palla, il dritto giocato in piena corsa, con la palla colpita quanto sta toccando terra per la seconda volta che passa oltre il paletto di sostegno della rete e finisce nel campo del rivale, quelle due o tre “smorzate” micidiali, sono numeri già visti, d’accordo, ma sono pur sempre colpi propri a nessuno, se non a lui. Non li ha inventati, ma è l’unico ad averli rispolvera­ti, finiti com’erano in un tennis ahinoi superato, sostituito da servizi oltre i duecento e da cannonate da fondo campo. Il candore che ho “letto” nelle parole di elogio di Nargiso tradisce la voglia che c’è di Federer, propria a tutti gli appassiona­ti, avidi di giocate magiche, di colpi a effetto e trovate geniali. Uno che potrebbe anche permetters­ele sarebbe forse Kyrgios, ma prima è bene che inizi a fare sul serio, andando oltre un talento che non smette mai di sprecare, vittima com’è di un conflitto con se stesso dal quale non sembra aver voglia di guarire. Più comodo così, che allenarsi come bisognereb­be fare. Roger se l’è mangiato, e sulla strada che porta nei quarti a un incrocio insidiosis­simo con Novak Djokovic in formato... Djokovic, trova un altro “canguro”, John Millman (Atp 55), stanotte alle 3 in Svizzera. Nulla a che vedere con il più illustre connaziona­le, ma non è detto che sia un bene, per l’elvetico. Partire a razzo e mollare la presa al primo ostacolo (come fatto da Kyrgios) non è una buona ricetta per il successo. Occhio, piuttosto, alla tenacia e alla buona forma di un tennista solo normale, che nella sua normalità nasconde insidie che nemmeno Federer può permetters­i di prendere alla leggera.

Nadal e Thiem ai quarti

Intanto, sul cemento di Flushing Meadows, Rafa Nadal e Dominic Thiem hanno già staccato il biglietto per i quarti di finale. Con il maiorchino, numero uno al mondo, che ha dovuto faticare più del previsto per avere la meglio del georgiano Nikoloz Basilashvi­li (Atp 37), sconfitto solo al quarto set col punteggio di (6-3 6-3 6-7 6-4) allo scoccare delle tre ore e mezza di gioco. Nel prossimo turno Nadal se la vedrà proprio con Thiem, l’austriaco testa di serie numero 9 che ha tolto di mezzo il sudafrican­o Kevin Anderson, n. 5 del ranking e finalista a Wimbledon: 6-4 6-2 7-6 (7/2) il risultato finale, dopo due ore e trentasei minuti.

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