Non sottovalutare l’ascesa del braccio teso
Amico mio, ascolta cosa mi è successo l’altro giorno al bar. Bevuto il “solito”, alzo il braccio, come di consueto, per chiamare il cameriere, o meglio per attirarne l’attenzione. Semplicemente pagare il conto, vorrei.
E allora? Allora – ascolta bene – dietro di me sento sussurrare: “Sarà mica quel poliziotto là?”. Amico mio, giuro che sono rimasto male, insomma quasi. Mi sono però rivolto al “sussurratore” dicendogli, naturalmente in modo molto bonale: no, non sono io. Da sempre ammiro la “Bionda Aurora”, così come ho sempre detestato la “Faccetta nera” (non quella delle ragazze, ovviamente). Due risate accompagnate da un “Anch’io!”. Pensata: “Va beh che il fascismo è alle porte”, almeno così dicono, però, però... stando ‘osi le ‘ose comincio anch’io a crederci. Purtroppo. Tu mi dirai: “Finalmente!” e a me non resta che darti ragione.
Effettivamente, a pensarci bene, il pericolo c’è. Il pericolo di voler spacciare il cosiddetto “cambiamento” con il “ritorno”, con il nazismo, di, cito: “Di una delle bestie più sanguinarie e rovinose della storia!”.
Certo che questo dilagare di successi del populismo e sovranismo, e non solo nella vicina Italia, piace poco, anzi preoccupa. E non mi piace affatto se penso a casa nostra!
Cè da augurarsi che non ci si lasci tentare di avallare, anche solo in parte, populismo e sovranismo inseguendolo sul suo stesso terreno. Non si commetta il tragico errore di sottovalutare l’ascesa del “braccio teso”.
Amico mio, ascoltiamo Carl von Clausewitz: “La guerra non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi!” e non aggiungo altro.