Eclisse della politica… non solo liberale
Ci sono intellettuali che definiamo “scomodi” e quando ci guardiamo allo specchio avvertiamo un leggero imbarazzo. Per noi e la nostra ipocrisia. Perché loro, i cosiddetti scomodi, in realtà dicono cose che noi – più realisti del re – non abbiamo mai detto o non diciamo più, anche per un mal sopito cinismo. Arnaldo Alberti, scrittore, è senz’altro uno di quelli. Di quegli intellettuali che, in Canton Ticino, racconta le cose che vede e lo fa senza sovrastrutture di sorta, senza veli, senza filtri di comodo. La verità nuda e cruda, certo la sua ma pur sempre un punto di vista acuto, sensibile, intelligente e stimolante per chi vuole farsi stimolare. L’ultimo esempio è il libro ‘Eclisse liberale’, Mimesis Edizioni, con prefazione di Dick Marty. Liberale convinto, da anni critica il Plr ticinese e il declino della politica verso quello che chiamiamo “populismo” per comodità di comprensione, che poi in verità è tante altre cose ma ci vorrebbero almeno altri cinque Alberti – a sud delle Alpi – per allargare il discorso e cercare di capirne di più. Lui, quello originale, non si stanca di spronare amici e colleghi di partito a ritrovare, rilanciare quei valori che hanno “fatto la Svizzera” e che oggi – è sempre Alberti che scrive – sono stati messi da parte per far concorrenza (elettorale) all’Udc o, magari, alla Lega dei Ticinesi. L’uomo, l’intellettuale, non è abituato a mandarle a dire ed è critico con tutti coloro che partecipano, direttamente o indirettamente, a conservare il “lungo sonno” della politica bugiarda e vuota. Aleatoria e impalpabile. “Anche nel Plrt – si legge nel testo ‘Per vincere’ – il rito ha sostituito l’azione e la prassi, così come la fede in qualcosa di fantasioso e, nelle menti individuali, plasmabile e interpretato a piacimento ha preso il posto del rigore e della ragione”. Quasi un epitaffio. E giusto per chi non avesse capito, aggiunge: “La razionalità è uno dei fondamenti su cui dovrebbe basarsi un partito liberale-radicale”. Come un padre deluso dal figlio scapestrato, Alberti è certo diretto, tagliente. Muove il coltello nella piaga della politica (dell’intera politica ticinese) forse perché spera di cavarne ancora un po’ di “sangue”. Con l’ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione. A.BE