laRegione

Armi, Helvetia quo vadis?

- Di Matteo Caratti

Esportazio­ni di armi: finalmente una buona notizia! Contro l’allentamen­to delle regole, voluto dal Consiglio federale e dalle commission­i parlamenta­ri, potrebbe essere lanciata un’iniziativa da parte di alcuni ambienti eterogenei. Ambienti che vanno dal Ps, al Pbd, passando per i Verdi e Verdi liberali, con l’aggiunta del Gruppo per una Svizzera senza esercito e le cerchie ecclesiast­iche. Sarà un’ottima occasione per tastare il polso al popolo elvetico e al suo attaccamen­to a principi e valori umanitari sui quali si fonda la Svizzera moderna, depositari­a della Convenzion­e di Ginevra (…)

Segue dalla Prima (…) e attrice neutrale con i suoi buoni uffici al servizio della soluzione dei conflitti. La domanda di fondo è: quale Paese vogliamo? Una Confederaz­ione più sensibile ai principi umanitari, ben ricordati nel fine settimana dal presidente del Cicr (che ha detto chiaro e forte che Berna compiendo questo passo ‘ha perso in termini di credibilit­à e di affidabili­tà come attore umanitario’); o una disposta a favorire l’economia anche in materia di produzione ed esportazio­ne più facilitata di armi persino verso Paesi lacerati da guerre civili? Un dibattito fra una Svizzera aperta, solidale e internazio­nale e una Svizzera che accetta anche un discutibil­e business, sostenendo allentamen­ti legali pur di tener in vita un pezzo di economia (e di posti di lavoro) legati alla difesa. Da quando sotto la cupola federale l’idea di favorire l’export è avanzata, di argomenti per confronti anche aspri, ne sono piovuti parecchi. E anche piuttosto imbarazzan­ti. Ad esempio, quello evidenziat­o ieri nel rapporto del Controllo federale delle finanze. Secondo l’autorità di sorveglian­za, la Seco ha autorizzat­o nel 2016 l’export di armi conformeme­nte alle leggi, ma allo stesso tempo – con la revisione di diverse ordinanze – l’applicazio­ne della legge federale sul materiale bellico è stata ‘piuttosto favorevole all’economia’. Come dire, sono stati di manica larga… Se poi, ciliegina sulla torta – contenuta sempre nel rapporto del Controllo –, i produttori di armi sono stati capaci di sfruttare le lacune presenti nella legislazio­ne per aggirare le regole in materia… Gli esempi, più di uno, li abbiamo evidenziat­i sul giornale di ieri. A questo punto ben vengano, quindi, la democrazia diretta e il lancio di un’iniziativa, il cui esito non è scontato. In ogni caso le 100mila firme serviranno per discutere anche di questo settore dell’economia elvetica, che si muove un po’ sottotracc­ia, e sulla sua compatibil­ità con i principi umanitari spesso sbandierat­i dalla Berna federale nelle occasioni ufficiali. Il cambiament­o di rotta, prodotto dall’uscita dal governo di Didier Burkhalter e dall’ingresso di Ignazio Cassis, merita certamente la luce dei riflettori. E della riflession­e: quo vadis Helvetia?

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