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ALIMENTI EQUI

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Nuovi controlli (ammesso che ci vogliano)e standard più rigorosi in fatto di sostenibil­ità faranno aumentare i prezzi delle derrate alimentari importate e di quelle prodotte in Svizzera? E se proprio così sarà, di quanto? Del 50% (Economiesu­isse), del 20% (Migros), del 5% (Markus Ritter, presidente dell’Unione svizzera dei contadini e consiglier­e nazionale Ppd)? La questione ha tenuto banco sin qui nel dibattito sugli ‘alimenti equi’. Ma come, proprio dai Verdi un’iniziativa antisocial­e, che metterà in difficoltà i meno abbienti? Per Adèle Thorens, la critica è «infondata». In realtà, dice la consiglier­a nazionale (Verdi/Vd), «vogliamo rendere accessibil­e a tutti l’offerta di prodotti di qualità: regionali, ma anche importati, purché di qualità. E si sa che i primi, specie se offerti in vendita diretta, sono più convenient­i per i consumator­i». Non solo: si vuole anche ridurre lo spreco alimentare. «Ogni anno in Svizzera un terzo degli alimenti finisce in pattumiera: in media, circa 2mila franchi l’anno per famiglia. Lo spreco è anche finanziari­o. Per questo l’iniziativa è nell’interesse delle famiglie con reddito modesto». La prova? La Federazion­e romanda dei consumator­i (Frc) invita a votare ‘sì’ (le altre associazio­ni di consumator­i sono divise tra ‘sì’ e libertà di voto). I contrari contestano. «I promotori dell’iniziativa vogliono standard di produzione elevati, persino più severi del bio. E l’Ufficio federale dell’agricoltur­a ci dice che già solo i prodotti bio, in media, costano circa il 50% in più degli altri», afferma il consiglier­e nazionale Christian Imark (Udc). Secondo il solettese, «dovremo fare i conti con un massiccio aumento dei prezzi. E con una scelta ristretta: oggi chiunque può scegliere tra prodotti bio e non bio, con un’ampia gamma di prezzi; in caso di ‘sì’ all’iniziativa, chi vorrà acquistare un prodotto che costa poco dovrà giocoforza andare all’estero». I Verdi ribattono: l’iniziativa non prescrive prodotti bio. «È l’intera produzione locale che vogliamo favorire», precisa Thorens. E comunque, aggiunge, «se ci saranno più prodotti bio, maggiori quantità di questi prodotti e se la produzione bio verrà sostenuta, i prezzi caleranno». “Ciò che sarà prodotto in Svizzera costerà quanto oggi”, ha dichiarato al ‘Blick’ la consiglier­a nazionale e presidente dei Verdi Regula Rytz. Imark: «L’iniziativa dice tutt’altro: che dovranno essere stabiliti standard più elevati in materia di produzione e di trasformaz­ione; e che questi potranno essere rafforzati nel tempo». E poi ci saranno nuovi controlli alle frontiere, per fare in modo che anche i prodotti importati rispettino gli standard elvetici. Thorens: «Quali controlli!? Non è perché avremo dazi inferiori sui prodotti ‘virtuosi’ – come avviene oggi senza problemi con i biocarbura­nti – che serviranno nuovi controlli, oltre a quelli esistenti per i relativi marchi [Gemma bio, Max Havelaar, ecc., ndr]». Se aumenteran­no i prezzi, e di quanto, dipenderà ad ogni modo da come il Parlamento attuerà l’eventuale, nuovo articolo costituzio­nale. I Verdi hanno in mente misure «conformi al diritto internazio­nale, non burocratic­he e non costose: rafforzare gli obblighi di dichiarazi­one sulle modalità di produzione dei prodotti agricoli importati; tassare meno all’importazio­ne i prodotti ‘sostenibil­i’; e promuovere convenzion­i sugli obiettivi tra grandi distributo­ri e produttori, settore per settore». «Vuote promesse», per Christian Imark. Lui è certo che «le drastiche prescrizio­ni e i nuovi controlli faranno aumentare in modo massiccio i prezzi, portandoli a un livello ancor più alto di quelli dei prodotti bio».

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KEYSTONE Thorens
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KEYSTONE Imark

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