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Tra i silenzi di Bock

Dogane, il direttore a Mendrisio per incontrare i vertici del Corpo. ‘Precedenza alla giustizia militare’ L’inchiesta a carico dei due alti ufficiali delle Guardie di confine potrebbe allargarsi? Nessun dettaglio sulle irregolari­tà contestate.

- Di Stefano Lippmann e Chiara Scapozza

Nell’inchiesta sono coinvolte altre persone? Alla nostra domanda Christian Bock, direttore dell’Amministra­zione federale delle dogane (Afd), risponde con un lungo silenzio. Riflette su cosa può dire, a margine dell’incontro di ieri all’hotel Coronado di Mendrisio, da lui voluto per rassicurar­e i quadri del Corpo delle Guardie di confine Regione IV (Ticino e Moesa) e rispondere agli interrogat­ivi in sospeso. «Mi occupo personalme­nte del caso e ho comunicato ai quadri che possono rivolgersi direttamen­te a me – spiega ai giornalist­i –. Li ho informati della situazione, per quanto mi è stato possibile, anche per ciò che concerne il seguito della procedura». L’inchiesta a carico dei due alti ufficiali, un 46enne (capitano) e un 58enne (ufficiale capo di Stato maggiore), è in corso. Come conseguenz­a, il comandante Mauro Antonini (che non risulta indagato) è stato spostato a Berna. Legittimo dunque un certo smarriment­o tra le guardie, tanto più che nulla trapela sulla natura delle irregolari­tà di cui si sarebbero resi protagonis­ti i due alti funzionari (sembrerebb­ero questioni di natura finanziari­a, ma il condiziona­le è d’obbligo). La giustizia militare sta facendo il suo corso e Bock mantiene il più stretto riserbo. Torniamo allora alla nostra domanda: l’inchiesta potrebbe allargarsi? Bock valuta, pondera, ma non risponde. Lo fa per lui la portavoce dell’Amministra­zione federale delle dogane: «Il direttore su questa questione non può esprimersi». Nemmeno per escludere che nella bufera potrebbe finire qualcun altro. «Ciò che posso dire è che la questione sarà trattata in modo completo, e non soltanto sul fronte penale – garantisce in seguito Bock –. Valuteremo tutti i problemi che dovessero emergere». Anche se per ora la procedura amministra­tiva è sospesa. «Non è che non vogliamo farla, ma la legge dice che dal momento in cui è in corso una procedura penale quella amministra­tiva non deve e non può aver alcuna influenza sulla prima. Si tratterà poi di capire se, una volta conclusa la valutazion­e del giudice militare (che è un ticinese, ndr), sarà necessario riprendere la procedura amministra­tiva o se sarà sufficient­e quanto emerso a quel punto». Tra le questioni da chiarire vi è anche la posizione di Antonini, che non risulta indagato ma che è stato trasferito, secondo quanto previsto dalle procedure interne. «Quanto fatto finora con lui è assolutame­nte normale – assicura Bock –. Abbiamo deciso di spostarlo a Berna e durante il primo colloquio, previsto se non erro domani [oggi per chi legge, ndr], verrà definita la sua funzio-

Il direttore dell’Amministra­zione federale delle dogane Christian Bock: ‘Mi occupo personalme­nte del caso’

ne nel dettaglio». Ergo di che cosa e come dovrà e potrà occuparsi in attesa delle conclusion­i della giustizia militare, nella speranza – dice ancora Bock – che si possa fare chiarezza «il prima possibile». I due funzionari indagati, in quanto quadri, erano sotto la diretta responsabi­lità del comandante. Risultano

leggerezze da parte sua nella loro conduzione? «Sarà una delle questioni che dovremo chiarire – ammette Bock –. Non si tratta comunque di un aspetto che concerne il fronte penale, che ora è quello prioritari­o. Le altre questioni seguiranno: non c’è alcuna urgenza per il momento». Come da

prassi, anche il consiglier­e federale Ueli Maurer è informato del caso. «Sono in contatto costante con lui per tenerlo al corrente – spiega Bock –. Come stabilito dalla legge, è stato lui a darmi l’autorizzaz­ione per procedere all’apertura dell’inchiesta amministra­tiva», conclude il direttore.

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TI-PRESS/PUTZU

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