Tra i silenzi di Bock
Dogane, il direttore a Mendrisio per incontrare i vertici del Corpo. ‘Precedenza alla giustizia militare’ L’inchiesta a carico dei due alti ufficiali delle Guardie di confine potrebbe allargarsi? Nessun dettaglio sulle irregolarità contestate.
Nell’inchiesta sono coinvolte altre persone? Alla nostra domanda Christian Bock, direttore dell’Amministrazione federale delle dogane (Afd), risponde con un lungo silenzio. Riflette su cosa può dire, a margine dell’incontro di ieri all’hotel Coronado di Mendrisio, da lui voluto per rassicurare i quadri del Corpo delle Guardie di confine Regione IV (Ticino e Moesa) e rispondere agli interrogativi in sospeso. «Mi occupo personalmente del caso e ho comunicato ai quadri che possono rivolgersi direttamente a me – spiega ai giornalisti –. Li ho informati della situazione, per quanto mi è stato possibile, anche per ciò che concerne il seguito della procedura». L’inchiesta a carico dei due alti ufficiali, un 46enne (capitano) e un 58enne (ufficiale capo di Stato maggiore), è in corso. Come conseguenza, il comandante Mauro Antonini (che non risulta indagato) è stato spostato a Berna. Legittimo dunque un certo smarrimento tra le guardie, tanto più che nulla trapela sulla natura delle irregolarità di cui si sarebbero resi protagonisti i due alti funzionari (sembrerebbero questioni di natura finanziaria, ma il condizionale è d’obbligo). La giustizia militare sta facendo il suo corso e Bock mantiene il più stretto riserbo. Torniamo allora alla nostra domanda: l’inchiesta potrebbe allargarsi? Bock valuta, pondera, ma non risponde. Lo fa per lui la portavoce dell’Amministrazione federale delle dogane: «Il direttore su questa questione non può esprimersi». Nemmeno per escludere che nella bufera potrebbe finire qualcun altro. «Ciò che posso dire è che la questione sarà trattata in modo completo, e non soltanto sul fronte penale – garantisce in seguito Bock –. Valuteremo tutti i problemi che dovessero emergere». Anche se per ora la procedura amministrativa è sospesa. «Non è che non vogliamo farla, ma la legge dice che dal momento in cui è in corso una procedura penale quella amministrativa non deve e non può aver alcuna influenza sulla prima. Si tratterà poi di capire se, una volta conclusa la valutazione del giudice militare (che è un ticinese, ndr), sarà necessario riprendere la procedura amministrativa o se sarà sufficiente quanto emerso a quel punto». Tra le questioni da chiarire vi è anche la posizione di Antonini, che non risulta indagato ma che è stato trasferito, secondo quanto previsto dalle procedure interne. «Quanto fatto finora con lui è assolutamente normale – assicura Bock –. Abbiamo deciso di spostarlo a Berna e durante il primo colloquio, previsto se non erro domani [oggi per chi legge, ndr], verrà definita la sua funzio-
Il direttore dell’Amministrazione federale delle dogane Christian Bock: ‘Mi occupo personalmente del caso’
ne nel dettaglio». Ergo di che cosa e come dovrà e potrà occuparsi in attesa delle conclusioni della giustizia militare, nella speranza – dice ancora Bock – che si possa fare chiarezza «il prima possibile». I due funzionari indagati, in quanto quadri, erano sotto la diretta responsabilità del comandante. Risultano
leggerezze da parte sua nella loro conduzione? «Sarà una delle questioni che dovremo chiarire – ammette Bock –. Non si tratta comunque di un aspetto che concerne il fronte penale, che ora è quello prioritario. Le altre questioni seguiranno: non c’è alcuna urgenza per il momento». Come da
prassi, anche il consigliere federale Ueli Maurer è informato del caso. «Sono in contatto costante con lui per tenerlo al corrente – spiega Bock –. Come stabilito dalla legge, è stato lui a darmi l’autorizzazione per procedere all’apertura dell’inchiesta amministrativa», conclude il direttore.