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Lia, la rabbia e il referendum

L’Unione associazio­ni edilizie: se abrogano la Legge sulle imprese artigianal­i, si vada alle urne

- di Jacopo Scarinci e Andrea Manna

Per Piergiorgi­o Rossi (Uae), il Consiglio di Stato sta ponendo uno ‘sbarrament­o isterico’

«Se il Gran Consiglio deciderà di seguire l’orientamen­to del governo, ovvero abrogare tout-court la Legge sulle imprese artigianal­i senza un controprog­etto, senza un piano B, siamo pronti a lanciare un referendum». Non usa mezzi termini Piergiorgi­o Rossi, presidente dell’Unione associazio­ni edilizie (Uae), per rispondere alla richiesta del Consiglio di Stato, datata 3 agosto, di provvedere alla completa chiusura della struttura amministra­tiva della Lia. Diretta conseguenz­a, va da sé, della decisione governativ­a di procedere all’abrogazion­e della legge dopo le sentenze del Tribunale cantonale amministra­tivo (Tram) che, accogliend­o alcuni ricorsi tra cui quello della Commission­e della concorrenz­a, hanno evidenziat­o una violazione della Legge federale sul mercato interno. «Non condividia­mo per niente il modo di procedere del governo, che non rispetta né la legge, né i diritti degli artigiani – prosegue Rossi –. Quello del Consiglio di Stato è uno sbarrament­o isterico, che non tiene conto del fatto che ci sono ancora diversi aspetti inevasi». Quali, è presto detto. «Innanzitut­to sono ancora pendenti al Tribunale federale tre ricorsi contro le decisioni del Tram. In secondo luogo – prosegue il presidente dell’Uae – mancano ancora le conclusion­i della Sottocommi­ssione parlamenta­re creata apposta per analizzare e dare un indirizzo sul Messaggio governativ­o di abrogazion­e della Lia (vedi sotto ndr). E, soprattutt­o, manca una decisione del Gran Consiglio, organo competente. Non è corretto neanche nei confronti del parlamento smantellar­e la struttura amministra­tiva». Un’altra novità emersa è che l’ipotesi di una ‘Lia light’, ovvero con un’iscrizione a un albo su base volontaria e inizialmen­te ventilata come soluzione di ripiego, sta perdendo quota: l’obiettivo dell’Uae «è salvare la Lia dall’abrogazion­e».

‘Bisogna cambiare la Legge federale

sul mercato interno’

La questione, comunque, sta varcando i confini cantonali e sta diventando sempre più nazionale. L’Uae nei prossimi giorni scriverà alla Deputazion­e ticinese alle Camere federali che, durante la sessione di settembre, incontrerà il consiglier­e federale Johann Schneider-Ammann. «Vogliamo sensibiliz­zare i nostri parlamenta­ri sul tema, ribadendo come da una parte le attuali misure d’accompagna­mento non vadano in alcun modo allentate, semmai rafforzate. Dall’altra, che la Legge sul mercato interno (quella violata dalla Lia secondo il Tram, ndr) non tiene in consideraz­ione che i tempi cambiano». In altre parole: «L’interesse pubblico prepondera­nte – insiste Rossi – non può essere riferito solo ad aspetti legati alla sicurezza e alla salute pubblica, ma deve allargarsi alla salvaguard­ia dei posti di lavoro, dei salari e della formazione. Le leggi le fanno gli uomini,

e possono essere cambiate». Si vedrà. Intanto, la contraerea dell’Uae si è alzata anche nei confronti del ‘Comitato No Lia’, che da sempre si è opposto a questa legge. «C’è chi si è fatto portavoce degli artigiani – rileva Cristina Resmi, direttrice dell’Uae, riferendos­i chiarament­e ad Andrea Genola e alle 4’602 firme da lui raccolte presso altri artigiani per abolire la Lia –. Ma tutto va contestual­izzato. Noi abbiamo circa 700 imprese affiliate, che occupano quasi 7’700 collaborat­ori e

hanno circa 1’100 apprendist­i in formazione». Va bene avere differenti opinioni insomma, «ma va rimesso il campanile al centro del villaggio: non è sufficient­e autoprocla­marsi rappresent­ante degli artigiani per esserlo veramente, soprattutt­o davanti a questi numeri». Suffragati da un sondaggio «presso i nostri affiliati, dove quasi 300 aziende con altissime percentual­i hanno dichiarato che sia necessario regolament­are il settore dell’artigianat­o e che la Lia sia uno strumento adeguato, utile per i consumator­i e che porta vantaggi. Alcune cose burocratic­he e di forma sono da rivedere – conclude Resmi –, ma siamo sulla buona strada». Ad ogni modo, se sarà referendum, Paolo Locatelli assicura che l’Ocst sarà della partita: «È una legge che deve essere migliorata, non abrogata. La Lia serve per assicurare una concorrenz­a leale e regole chiare nel settore artigianal­e. Se si andrà verso le urne saremo parte attiva nel raccoglier­e le firme».

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TI-PRESS Secondo l’Uae ‘l’artigianat­o ticinese sostiene indubbiame­nte la Lia’ Piergiorgi­o Rossi Amanda Rückert

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