Lia, la rabbia e il referendum
L’Unione associazioni edilizie: se abrogano la Legge sulle imprese artigianali, si vada alle urne
Per Piergiorgio Rossi (Uae), il Consiglio di Stato sta ponendo uno ‘sbarramento isterico’
«Se il Gran Consiglio deciderà di seguire l’orientamento del governo, ovvero abrogare tout-court la Legge sulle imprese artigianali senza un controprogetto, senza un piano B, siamo pronti a lanciare un referendum». Non usa mezzi termini Piergiorgio Rossi, presidente dell’Unione associazioni edilizie (Uae), per rispondere alla richiesta del Consiglio di Stato, datata 3 agosto, di provvedere alla completa chiusura della struttura amministrativa della Lia. Diretta conseguenza, va da sé, della decisione governativa di procedere all’abrogazione della legge dopo le sentenze del Tribunale cantonale amministrativo (Tram) che, accogliendo alcuni ricorsi tra cui quello della Commissione della concorrenza, hanno evidenziato una violazione della Legge federale sul mercato interno. «Non condividiamo per niente il modo di procedere del governo, che non rispetta né la legge, né i diritti degli artigiani – prosegue Rossi –. Quello del Consiglio di Stato è uno sbarramento isterico, che non tiene conto del fatto che ci sono ancora diversi aspetti inevasi». Quali, è presto detto. «Innanzitutto sono ancora pendenti al Tribunale federale tre ricorsi contro le decisioni del Tram. In secondo luogo – prosegue il presidente dell’Uae – mancano ancora le conclusioni della Sottocommissione parlamentare creata apposta per analizzare e dare un indirizzo sul Messaggio governativo di abrogazione della Lia (vedi sotto ndr). E, soprattutto, manca una decisione del Gran Consiglio, organo competente. Non è corretto neanche nei confronti del parlamento smantellare la struttura amministrativa». Un’altra novità emersa è che l’ipotesi di una ‘Lia light’, ovvero con un’iscrizione a un albo su base volontaria e inizialmente ventilata come soluzione di ripiego, sta perdendo quota: l’obiettivo dell’Uae «è salvare la Lia dall’abrogazione».
‘Bisogna cambiare la Legge federale
sul mercato interno’
La questione, comunque, sta varcando i confini cantonali e sta diventando sempre più nazionale. L’Uae nei prossimi giorni scriverà alla Deputazione ticinese alle Camere federali che, durante la sessione di settembre, incontrerà il consigliere federale Johann Schneider-Ammann. «Vogliamo sensibilizzare i nostri parlamentari sul tema, ribadendo come da una parte le attuali misure d’accompagnamento non vadano in alcun modo allentate, semmai rafforzate. Dall’altra, che la Legge sul mercato interno (quella violata dalla Lia secondo il Tram, ndr) non tiene in considerazione che i tempi cambiano». In altre parole: «L’interesse pubblico preponderante – insiste Rossi – non può essere riferito solo ad aspetti legati alla sicurezza e alla salute pubblica, ma deve allargarsi alla salvaguardia dei posti di lavoro, dei salari e della formazione. Le leggi le fanno gli uomini,
e possono essere cambiate». Si vedrà. Intanto, la contraerea dell’Uae si è alzata anche nei confronti del ‘Comitato No Lia’, che da sempre si è opposto a questa legge. «C’è chi si è fatto portavoce degli artigiani – rileva Cristina Resmi, direttrice dell’Uae, riferendosi chiaramente ad Andrea Genola e alle 4’602 firme da lui raccolte presso altri artigiani per abolire la Lia –. Ma tutto va contestualizzato. Noi abbiamo circa 700 imprese affiliate, che occupano quasi 7’700 collaboratori e
hanno circa 1’100 apprendisti in formazione». Va bene avere differenti opinioni insomma, «ma va rimesso il campanile al centro del villaggio: non è sufficiente autoproclamarsi rappresentante degli artigiani per esserlo veramente, soprattutto davanti a questi numeri». Suffragati da un sondaggio «presso i nostri affiliati, dove quasi 300 aziende con altissime percentuali hanno dichiarato che sia necessario regolamentare il settore dell’artigianato e che la Lia sia uno strumento adeguato, utile per i consumatori e che porta vantaggi. Alcune cose burocratiche e di forma sono da rivedere – conclude Resmi –, ma siamo sulla buona strada». Ad ogni modo, se sarà referendum, Paolo Locatelli assicura che l’Ocst sarà della partita: «È una legge che deve essere migliorata, non abrogata. La Lia serve per assicurare una concorrenza leale e regole chiare nel settore artigianale. Se si andrà verso le urne saremo parte attiva nel raccogliere le firme».