laRegione

Tutto iniziò con i bancari

L’Asib ricorda i suoi primi cento anni. La ristruttur­azione del settore continua

- Di Generoso Chiaradonn­a

Lo sciopero generale del 1918 seguì l’agitazione degli impiegati di banca. Un secolo dopo c’è la consapevol­ezza che solo uniti si è più forti.

È abbastanza straniante, a pensarci oggi, ma uno dei primi scioperi che anticiparo­no quello generale del 1918 avvenne nel settore bancario e per la precisione a Zurigo dove gli impiegati protestava­no per avere adeguament­i salariali in grado di contrastar­e la vigorosa erosione del potere d’acquisto. La Svizzera dell’epoca non era certo quella odierna: l’inflazione galoppante e le tensioni sociali erano all’ordine del giorno tanto che la nascita della cosiddetta ‘Pace sociale’ affonda le radici in quel particolar­e contesto storico e culturale. Nacque in quel periodo la lunga stagione di partenaria­to sociale che ha contraddis­tinto una larga parte dell’economia svizzera per un secolo. La convenzion­e collettiva di lavoro per il personale bancario risale al 1920 ma solo nel 1995 si definì un salario minimo (ora a 56mila franchi lordi l’anno) vincolante solo per 50 istituti sui 261 ancora attivi sul territorio nazionale. A fine 2008 le banche erano ancora 331 (-22%) e occupavano oltre 110mila impiegati. Oggi a livello nazionale gli addetti sono 93’500 (-15%). In Ticino 5’655 (-25%). L’Asib, l’Associazio­ne degli impiegati di

banca, fu fondata a Zurigo proprio nell’aprile del 1918 e quest’anno celebra il suo primo secolo di esistenza in un contesto storico che vede il settore finanziari­o ancora importante sì, ma sempre più marginaliz­zato dal punto di vista del peso specifico ed economico, soprattutt­o a Sud delle Alpi. La stagione delle grandi ristruttur­azioni

bancarie sembra essere finita, ma il settore rimane ancora fragile. «Digitalizz­azione, esternaliz­zazioni di attività, fusioni e allentamen­to del segreto bancario, uniti alle difficoltà di accesso al mercato italiano, hanno contribuit­o a ridimensio­nare il settore e in Ticino più che altrove», spiega Matteo Gianini, presidente di Asib Ticino. «Potremmo rassegnarc­i alle chiusure e alle ristruttur­azioni, ma noi vogliamo essere propositiv­i nei confronti della piazza finanziari­a ticinese», afferma invece Natalia Ferrara, responsabi­le dal 2015 della sezione ticinese di Asib che – complice appunto la crisi e la lunga stagione di licenziame­nti – ha raddoppiat­o i propri associati. Erano 577 a fine 2015 e ora sfiorano il migliaio. «Lo scopo di un’associazio­ne profession­ale non è solo quella di negoziare un piano sociale per chi viene lasciato a casa», continua Ferrara, «ma è quello di migliorare le condizioni di chi resta». E in molti casi questo è successo (Efg-Bsi e Avaloq). Ma l’attività di Asib nel corso del 2017 non si è concentrat­a solo sui casi collettivi. «Da giugno dello scorso anno sono state centinaia le richieste di aiuto da parte dei nostri associati (l’assistenza giuridica è riservata ai soli soci, ndr). E 168 di queste riguardava­no licenziame­nti anche di persone over 50», precisa Ferrara. «In tutti i casi abbiamo cercato di trovare una soluzione, dal migliorame­nto del certificat­o di lavoro, fino al reintegro o a compensazi­oni economiche». Per il centenario Asib Ticino scende in piazza con la ‘Mobil dell’anniversar­io’ a Lugano (10, 11 e 12 settembre). Un modo per incontrare sia i collaborat­ori della piazza finanziari­a, sia la popolazion­e. La sera di lunedì 10, a partire dalle 18, ci sarà una tavola rotonda presso l’aula del consiglio comunale di Lugano, aperta a tutti. Parteciper­anno Natalia Ferrara, Marzio Grassi (Credit Suisse), Luca Pedrotti (Ubs) e Alberto Petruzzell­a (Abt).

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TI-PRESS Natalia Ferrara durante il sit-in dell’anno scorso all’Aduno di Bedano

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