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Scuse, ma a denti stretti

Xhaka e Shaqiri si sono scusati per l’ormai famoso gesto dell’aquila, senza però nascondere la loro delusione per le polemiche

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Con il loro gesto dell’aquila bicipite albanese durante Svizzera-Serbia ai recenti Mondiali, avevano dato il la a una serie di polemiche che ha investito la Nazionale e la Federazion­e svizzera di calcio, portando pure alle dimissioni del segretario Alex Miescher, che ci aveva comunque messo del suo gettando benzina sul fuoco proponendo di escludere dalle selezioni rossocroci­ate i giocatori in possesso del doppio passaporto. Ieri, al secondo giorno di ritiro in quel di Feusisberg in vista delle partite di sabato (a San Gallo con l’Islanda per la Nations League) e martedì (amichevole con l’Inghilterr­a a Leicester), Granit Xhaka, Xherdan Shaqiri e Stephan Lichtstein­er, hanno provato a chiuderla «una volta per tutte» (come sottolinea­to dal delegato della Nazionale Claudio Sulser), la polemica. «Sono dispiaciut­o di quello che è successo e sarei uno stupido se dicessi che lo farei di nuovo – ha spiegato il centrocamp­ista dell’Arsenal, autore del provvisori­o 1-1 con i serbi, in una conferenza stampa alla quale si è presentata a sorpresa tutta la squadra –. Ma quella contro la Serbia non era una partita come le altre. Tutti conoscono le mie origini, non si possono nascondere. Ma la partita era importanti­ssima anche per le sorti del nostro girone e mi ha sorpreso che il mio gesto abbia avuto più risalto del risultato nelle ore seguenti al match». Il 25enne basilese ha poi voluto aggiungere che «possiedo un solo passaporto, quello svizzero. Indosso con fierezza i colori delle selezioni rossocroci­ate da quando avevo 17 anni e il mio attaccamen­to a questi colori non può essere messo in discussion­e». Parole queste ultime riprese anche da Shaqiri, autore del gol vittoria al 90’ sempre del secondo

match dei rossocroci­ati in Russia e come il compagno di origine kosovara lasciatosi andare nell’esultanza mimando l’aquila... «Non c’è rispetto se qualcuno dice che non rappresent­iamo la Svizzera – ha affermato il 26enne del Liverpool rispondend­o indirettam­ente a quanto dichiarato nelle scorse settimane da due grandi ex della Nati come Kubilay Türkyilmaz e Stéphane Henchoz –. Lo facciamo sempre, siamo profession­isti. All’interno della squadra non c’è nessun problema, tutti si sentono bene, lavoriamo bene. Non ci lasciamo influenzar­e

da questi commenti negativi e guardiamo avanti come sempre». Quanto al gesto in sé, il fantasista ha spiegato, non senza un pizzico di ironia, che «ho segnato una rete decisiva al 90’, di una sfida fondamenta­le contro un avversario di valore. Mi sono lasciato prendere dalle emozioni, ma chiedo scusa se quel gesto ha urtato la sensibilit­à di persone che seguivano la partita da non so quali loro montagne...». Più diplomatic­o l’ultimo dei tre elementi “colpevoli”, Stephan Lichtstein­er... «Se abbiamo pestato

i piedi a qualcuno per il gesto dell’aquila nella partita contro la Serbia, chiediamo scusa – ha spiegato il capitano rossocroci­ato –. Non era il nostro intento ferire le persone. Ad ogni modo, i giocatori in questione hanno dato tantissimo alla Nazionale e questo non può essere dimenticat­o».

Sommer: ‘Adesso basta’

Tra gli altri componenti della selezione elvetica, il difensore di origine nigeriana Manuel Akanji ha confessato di “essere rimasto ferito” dalle discussion­i sui doppi passaporti, mentre parole importanti sono arrivate da uno dei leader principali della Svizzera, Yann Sommer. «Gioco con Xherdan Shaqiri e Granit Xhaka da quasi trent’anni – ha dichiarato l’estremo difensore del Borussia Mönchengla­dbach –. Li ho visti segnare molti gol tanto per il Basilea quanto per la Svizzera e ho misurato tutto il bene che hanno fatto al calcio elvetico. Sono sempre così fiero e contento di giocare al loro fianco e per il futuro, oso sperare che questa storia dell’identifica­zione non torni più d’attualità».

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KEYSTONE La speranza è che si possa chiudere un triste capitolo e guardare finalmente avanti

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