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Benvenuta la ‘Scuola che verrà’

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L’importanza del tema mi ricorda la mia “Grammatica” per la scuola elementare, pubblicata nel 1997 con l’appoggio degli ispettori scolastici e del Dipartimen­to (On.le Buffi). Ora posso dire che i principi e i metodi che la informano collimano con quelli proposti dalla ”Scuola che verrà”. Un esempio: ogni “Percorso” inizia con un compito che tutti possono capire; nel caso scelto: differenza fra aggettivo e avverbio. La semplice frase “Pierino gioca ‘solo’ con il trenino”, accompagna­ta da un disegno porta a varie interpreta­zioni; in ultima analisi alla “scoperta” della differenza fra aggettivo (nel disegno c’è solo Pierino) e avverbio (Pierino gioca solamente col trenino). Certo non compare la definizion­e: “L’avverbio accompagna il verbo” che non spiega nulla (ma che in una scuola vecchia bisognava sapere per avere il 6!). Fatto questo, ogni allievo trova esercitazi­oni all’altezza delle proprie capacità e potrà scoprire che l’avverbio può accompagna­re l’aggettivo, o un altro avverbio, o... Ecco la ragione, e direi “il bello”, della possibilit­à di poter disporre di aiuti, tanto per rafforzare gli allievi più deboli, quanto per sviluppare le capacità di quelli più dotati. Con ciò si sottolinea quanto sia ridicola l’affermazio­ne dei contrari, secondo cui si vorrebbe che tutti raggiunges­sero lo stesso livello! Nello stesso tempo si smonta un altro giudizio, quello di “rivoluzion­e”. Quanto detto mostra come già 21 anni fa circolasse­ro certe idee, fatte proprie da una quindicina di collaborat­ori che hanno sperimenta­to la Grammatica in condizioni più difficili (numero di allievi, assenza di sostegno...) di quelle prospettat­e oggi. Nessuna rivoluzion­e quindi, ma l’attuazione di principi che da anni vanno sviluppand­osi dove sta a cuore una scuola all’altezza delle necessità odierne.

Alberto Jelmini, Ascona

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