laRegione

Dopo lo scandalo, i tagli

AutoPostal­e ha annunciato una ristruttur­azione: tra 40 e 60 i posti a rischio

- di Chiara Scapozza

Durisch (Ps): ‘Le modifiche potrebbero avere impatto nullo in Ticino’. Agustoni (Ppd): ‘Comuni e cittadini devono potersi opporre alle decisioni’.

“Indubbi” migliorame­nti, ma serve ben altro per assicurare “una qualità uguale del servizio universale postale in tutte le regioni del paese”. Così il Consiglio di Stato risponde alla consultazi­one promossa dal Dipartimen­to federale delle comunicazi­oni (Datec) di Doris Leuthard, alle prese con la revisione dell’ordinanza sulle poste. Le chiusure e le trasformaz­ioni degli uffici postali già realizzate o prospettat­e (in Ticino quasi un dimezzamen­to) tengono banco da tempo sul piano politico nazionale, con il conseguent­e incarico al Consiglio federale di correggere i criteri che obbligano la Posta a garantire un servizio capillare. Allo scopo di “limitare il più rapidament­e possibile il margine di manovra della Posta per quanto concerne la trasformaz­ione e la chiusura di uffici postali”, il Datec (parole sue) ha stretto i tempi per permettere l’entrata in vigore delle nuove regole il 1° gennaio 2019. Ciò che la dice lunga sullo stato dei rapporti tra ex regia e Confederaz­ione... La nuova ordinanza – riassume il governo cantonale nella sua presa di posizione – propone di “garantire in modo più articolato la raggiungib­ilità sia nel settore dei servizi postali che in quello del traffico dei pagamenti, misurando la raggiungib­ilità a livello cantonale (e non più nazionale, ndr)”; intende poi “aggiungere il criterio della densità della popolazion­e per le regioni urbane e gli agglomerat­i, oltre a quello della raggiungib­ilità in termini temporali”; e infine “intensific­are la comunicazi­one tra i Cantoni, i Comuni e la Posta”. Condividen­do le modifiche proposte, l’Esecutivo cantonale fa tuttavia presente come si tratti di “prescrizio­ni minime, che non devono ostacolare la ricerca di soluzioni più generose e rispettose delle esigenze regionali e locali”. Altre misure andrebbero dunque aggiunte alla revisione in atto: una miglior formazione del personale delle agenzie, la disponibil­ità di un’offerta del traffico di pagamento in contanti per i clienti commercial­i nelle regioni senza uffici postali e la possibilit­à di pagamenti in contanti nelle agenzie in generale. Il governo ribadisce inoltre la necessità di una moratoria, “in attesa dell’entrata in vigore dei nuovi criteri che definiscon­o il servizio pubblico nella legislazio­ne sulla Posta”. Richiesta portata avanti tra l’altro dall’iniziativa cantonale del dicembre 2016, che chiedeva pure di rendere le decisioni di chiusura o trasformaz­ione impugnabil­i davanti ai tribunali. «Considerat­o che l’accesso al servizio postale è sancito dalla Costituzio­ne federale, è importante che Comuni e cittadini possano contestare le decisioni contrarie ai loro diritti – annota Maurizio Agustoni (Ppd), tra i promotori dell’iniziativa cantonale assieme a Luca Pagani e Giorgio Fonio –. La moratoria dunque è quanto si deve continuare a pretendere. Del resto bisognereb­be verificare quanto la rivista ordinanza vada effettivam­ente a tutelare gli uffici postali in Ticino». Domanda che verosimilm­ente il deputato, d’intesa con i due colleghi di gruppo, trasformer­à in un’interrogaz­ione. «Se ci sarà davvero un impatto sulle regioni periferich­e non riesco a valutarlo, ma quel che è certo è che i nuovi criteri relativi alla densità della popolazion­e negli agglomerat­i non avrebbero comunque salvato gli uffici postali di Mendrisio Borgo e Chiasso Boffalora – commenta dal canto suo Ivo Durisch (Ps), anche lui tra gli autori del testo inviato alle Camere federali –. Ritengo quindi la presa di posizione del governo cantonale sulla revisione proposta dal Datec non soddisface­nte. C’è il rischio che per il Ticino, con la nuova ordinanza, non cambi comunque nulla». E gli annunciati piani di ridimensio­namento della Posta potrebbero confermars­i... «Il governo insiste sulla qualità dei servizi alla popolazion­e, chiedendo una migliore formazione del personale dell’agenzia. A noi questo aspetto interessa sì, ma ci interessa molto di più la salvaguard­ia dei posti di lavoro negli uffici postali – puntualizz­a il capogruppo socialista –. Le modifiche del Datec vanno nella direzione di ridurre il margine di manovra che la Posta ha per chiudere gli uffici postali, ma per il Ticino mi pare resti ancora molto da fare. Una moratoria è quindi più che necessaria».

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Smantellam­ento uffici della Posta, il Consiglio di Stato pretende di più dalla nuova ordinanza: ‘Servono soluzioni più generose’
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TI-PRESS Il Datec accelera per ‘limitare il margine di manovra della Posta’

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