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Una delle vittime è un ticinese

Il presidente del Cas sulla caduta mortale in Valle Bedretto di due arrampicat­ori in cordata

- Di Samantha Ghisla e Marco Marelli

Si tratta del 60enne di Balerna Isaia Zanini. I due amici arrampicav­ano spesso insieme ed erano esperti. Secondo il presidente del Cas, si tratta di un caso molto raro.

Si tratta di una via ben attrezzata, dove gli alpinisti si ancorano ai punti di sosta prima di assicurare i compagni

Oltre 40 anni trascorsi lavorando in ferrovia e una passione per la montagna che lo portava spesso ad affrontare scalate assieme al suo amico del Comasco, alpinista esperto come lui. Una delle due vittime della caduta sulla parete d’arrampicat­a Herbstwind domenica in Valle Bedretto è il 60enne di Balerna Isaia Zanini. Sposato e senza figli, il funzionari­o Ffs ha trovato la morte sulla parete rocciosa cadendo per 200 metri con l’amico italiano, un 55enne di Olgiate Comasco, responsabi­le e istruttore della locale sezione del Cai giovanile. I due stavano affrontand­o in cordata la via d’arrampicat­a Herbstwind sul Poncione di Cassina Baggio. Una scalata che il presidente del Club alpino svizzero (Cas) sezione Ticino Giovanni Galli definisce di media difficoltà, ben attrezzata e affrontata da decine di persone all’anno. «Non è particolar­mente pericoloso muoversi in cordata, e quella parete è una delle più gettonate tra quelle presenti in zona», spiega Galli. «Quando si procede in cordata lungo una via d’arrampicat­a ci si muove tra punti di sosta attrezzati. Una persona rimane dunque ferma dove sono predispost­i gli ancoraggi, mentre il capocordat­a che si trova davanti si arrampica sfruttando le sicurezze sulla roccia messe da chi ha aperto la via. Dopo qualche decina di metri arriva al nuovo punto di sosta e si assicura, permettend­o dunque al compagno di cordata di raggiunger­lo». Una persona è pertanto sempre ferma e ancorata e la coppia si alterna nel movimento tra un punto di sosta e l’altro. Sarà l’inchiesta a tentare di definire quanto successo domenica, ma appare probabile che l’ancoraggio in un punto di sosta non sia andato a buon fine. È infatti raro – aggiunge Galli – che in una via d’arrampicat­a attrezzata si verifichin­o incidenti in cui a precipitar­e sia l’intera cordata. Appare a questo punto probabile che si sia trattato di fatalità dovuta a una disattenzi­one. Quella di domenica è l’ennesima brutta notizia di vittime della montagna. Segno che la si affronta poco preparati? «Essendo incidenti molto diversi tra loro è difficile generalizz­are», sottolinea Galli. «Sicurament­e la bella stagione in corso e il numero importante di gente che si sposta in montagna aumenta anche il rischio di infortuni». Un’altra tendenza sollevata da Galli è la corsa in montagna o trail. Una disciplina che alle nostre latitudini raccoglie sempre più seguaci. «Chi fa trail è fisicament­e ben preparato, ma può capitare che il livello tecnico non sia sufficient­e», spiega l’esperto. I suoi consigli sono i seguenti: non sopravvalu­tarsi, prepararsi sia fisicament­e che tecnicamen­te, ascoltare il parere di chi ha conoscenze maggiori, prestare sempre attenzione e seguire dei corsi.

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Diverse tipologie di frequentat­ori della montagna

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