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‘Ma di cose simili ne avevo già viste’

Per Roby Rolfo gestacci come quello di Fenati ai danni di Manzi non sono nuovi nel Motomondia­le. ‘Però mai tanto plateali’.

- Di Moreno Invernizzi

Roby Rolfo dice la sua sul folle gesto di Fenati a Misano. ‘Regolari o no, i contrasti sono all’ordine del giorno. L’episodio è clamoroso, ma un tempo era più facile di adesso fare i... furbi’.

Quanto successo domenica a Misano nella gara delle Moto2 è grave. «Ma non è purtroppo nemmeno l’unico episodio del genere della storia del Motomondia­le – sottolinea il luganese Roby Rolfo, che in carriera vanta oltre 150 Gran Premi nel Motomondia­le –. Se si guarda al passato, di casi simili ce ne sono già stati. Favoriti anche dal fatto che, qualche anno fa, la sorveglian­za sulle gare non era quella attuale, e di conseguenz­a chi voleva fare il “furbo” aveva maggiore possibilit­à di farla franca. La minore copertura delle telecamere favoriva il ricorso a qualche giochetto scorretto». E il trentotten­ne di origini torinesi la sa lunga sull’argomento: «Non mi sono mai trovato nei panni di Stefano Manzi (che, dopo essere stato affiancato da Fenati in rettilineo ha visto azionare dal rivale la leva del freno della sua moto, mentre procedeva a oltre duecento all’ora, ndr), ma ho comunque già avuto modo di vedere in prima persona simili scorrettez­ze, soprattutt­o agli inizi della mia carriera. Tuttavia, si trattava di episodi quasi sempre capitati durante fasi di bagarre tra più piloti, e così il tutto era mascherato dalla concitazio­ne del momento; ecco perché quello di ieri è stato un gesto clamoroso». È davvero reale il pericolo di una caduta per chi subisce un simile gesto? «Sì, senza dubbio – dice senza esitare Rolfo, il cui esordio nel Motomondia­le risale al 1996, nell’allora classe 250 cc –. Infatti i freni di una moto da gara sono molto più sensibili di una normale moto da strada: il potere frenante e la reattività del freno sono parecchio diversi; basta poca pressione per avere una risposta decisa. E quando agisci in quel modo sulla levetta, non avendo in mano il manubrio della moto non hai idea di quanta pressione stai esercitand­o, col rischio di esagerare e far ribaltare il pilota in avanti. Anche se nelle sue intenzioni Fenati non voleva esagerare o compiere un’azione tale da mettere a rischio l’avversario, un simile gesto è facile che possa avere gravi conseguenz­e. Del resto, la pressione esercitata da Fenati sul freno di Manzi è bastata per “inchiodare” la sua moto. For-

tunatament­e, quando Fenati ha perso il contatto con l’avversario, l’azione di disturbo è finita lì, senza conseguenz­e...». L’episodio è indubbiame­nte clamoroso, ma, ricorda Rolfo, nel Motomondia­le i colpi al limite, e talvolta anche oltre, non sono una novità: «I contatti, regolari o no, sono all’ordine del giorno. Per così dire, sono cose naturali, che scaturisco­no da situazioni di bagarre. Quello di domenica, invece, è stato un gesto deliberato, volontario. Un dispetto, né più né meno. Un po’ come se l’auto che mi segue iniziasse a suonare il clacson e io, per ripicca, frenassi

di colpo facendomi tamponare». Fenati, del resto, non è nuovo a comportame­nti sopra le righe... «In un Mondiale ci sono sempre piloti con un temperamen­to forte, ma, bene o male, sanno mantenere un comportame­nto nei limiti dell’accettabil­e. Quanto ha fatto Fenati a Misano non rientra però in questa categoria: ho già avuto modo di incontrare Romano nel paddock, è un pilota tecnicamen­te molto bravo ma decisament­e troppo ‘caldo’. Da quanto mi è parso di capire, tra Fenati e Manzi non è mai corso buon sangue, ma certi screzi vanno risolti nel paddock, non in pista».

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FOTOMONTAG­GIO LAREGIONE ‘Quando agisci in quel modo sulla levetta, non avendo in mano il manubrio non hai idea di quanta pressione eserciti’

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