laRegione

Scelta appesa a un filo

Spese telefonich­e e rimborsi ai ‘ministri’. Oggi torna a riunirsi la sottocommi­ssione della Gestione

- di Aldo Bertagni e Jacopo Scarinci

C’è una perizia del giurista, del maggio scorso, che indica la strada, ma nei gruppi politici regna l’indecision­e. A un mese dal voto.

Come finirà sui rimborsi spesa del governo incassati all’insaputa dei più, nessuno oggi può dirlo. Data per buona l’esclusione di qualsiasi reato penale, come testimonia­no i due ‘non luogo a procedere’ del Ministero pubblico emanati nei mesi scorsi, la questione resta tutta politica e quest’ultima, parrebbe di capire, non ha nessuna voglia di decidere. O meglio, le tocca e deve farlo presto – magari già in ottobre – ma ne farebbe volentieri a meno. C’è una perizia [cfr. articolo sotto] stilata da Tiziano Veronelli, consulente giuridico del Gran Consiglio, che risale a metà maggio, ma a tutt’oggi i gruppi parlamenta­ri non hanno ancora deciso il da farsi. Quei forfait potevano essere incassati? E se così non è, quanto deve essere restituito dagli ex e attuali consiglier­i di Stato almeno a partire dal maggio/giugno 2008? Queste le domande sul tavolo della sottocommi­ssione della Gestione che torna a riunirsi questa mattina dopo la pausa estiva. «Il caso si è ridimensio­nato almeno dal punto di vista finanziari­o – ci dice Alex Farinelli, capogruppo Plr – visto che inizialmen­te si parlava di circa 2 milioni di franchi e oggi, considerat­a anche la perizia dello scorso maggio, la cifra si è ridotta sui 180mila franchi», ovvero il totale relativo ai forfait per le spese telefonich­e (3’600 franchi annui a testa, per ogni consiglier­e di Stato). «C’è poi il discorso riferito ai due mesi di salario concessi a fine mandato, ma questo è un altro discorso» aggiunge Farinelli. Dunque 180’000 franchi che potrebbero tornare nelle casse dello Stato? «Non proprio, perché da quella cifra vanno tolte le spese telefonich­e effettive e a questo proposito va ricordato che anni fa gli abbonament­i erano diversi» precisa il capogruppo liberale radicale. Infatti si spendeva di più per telefonare perché ogni chiamata veniva addebitata a prescinder­e dalla tassa base. Riassumend­o con Farinelli: «La domanda è: va rimborsato il rimborsabi­le o quanto fatto deve tener conto della buona fede?». La sua risposta? «Dobbiamo discuterne in gruppo». E l’incertezza è sovrana anche in casa dei Verdi, per quanto su un punto Francesco Maggi, capogruppo, è determinat­o: «Occorre chiudere presto questa storia perché i problemi veri sono altri». Ma gli ex e attuali ministri devono rimborsare i forfait telefonici o no? «Mah, è una questione che va ben valutata. A questo punto si tratta di trovare un compromess­o». Dunque i Verdi voteranno sì al rimborso? «Non lo so. Prima occorre capire chi ha sbagliato e c’è anche il parere tecnico dei giuristi. Dopodiché si tratterà di giungere a una conclusion­e politica e io sinceramen­te non ho una risposta. Ho delle riserve. Ma resto dell’idea che la partita vada chiusa presto» ammette Maggi. «Tendenzial­mente siamo contrari a intentare una causa ai singoli consiglier­i di Stato per quello che è successo fino a dicembre 2017» ci risponde Ivo Durisch, capogruppo del Ps. Per lui fa stato il (doppio) decreto d’abbandono firmato dall’allora procurator­e generale John Noseda, nel quale «è emerso che non c’era dolo». Diversa, va da sé, la situazione per quello che è successo dopo. «C’è il problema, secondo noi più grave, dei soldi che hanno continuato a percepire dopo essere venuti a conoscenza che non c’era la sufficient­e base legale». Quindi, da dicembre scorso a oggi. «La motivazion­e principale del decreto d’abbandono salta – riprende Durisch – ovvero il fatto che non ci fosse consapevol­ezza. E l’Ufficio presidenzi­ale non ha ratificato i 300 franchi per le spese telefonich­e». Rimborsi, questi, che i consiglier­i di Stato, eccezion fatta a partire da marzo per Manuele Bertoli, hanno continuato a ricevere. Serafico Sergio Morisoli, capogruppo de La Destra: «Ci atteniamo a quello che è la legalità, e quelle che sono le regole. Chiaro, magari un parere esterno al Gran Consiglio aiuterebbe a farsi un’idea più chiara». Per il Ppd, Fabio Bacchetta-Cattori, coordinato­re della sottocommi­ssione, detta i tempi: «L’obiettivo è chiudere, al più tardi, entro ottobre». Non hanno ancora deciso

manco in casa della Lega, ma per Daniele Caverzasio, capogruppo, la questione è chiara: «L’abbiamo detto sin dall’inizio. Se il rimborso si giustifich­erà, noi non lo escludiamo. L’abbiamo precisato in tempi non sospetti e già

anticipato anche a Marco Borradori [già consiglier­e di Stato, oggi sindaco di Lugano, ndr], forse quello più interessat­o... dato il lungo periodo trascorso in governo, che s’è detto a sua volta d’accordo» precisa Caverzasio.

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Fabio Bacchetta-Cattori, coordinato­re della sottocommi­ssione sui rimborsi

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