Occhi europei su Stoccolma
L’Ue ‘teme’ un ingresso dell’estrema destra in una maggioranza di governo, dopo il voto di domenica
Se Socialdemocratici e Moderati non troveranno una intesa, i Democratici Svedesi potrebbero diventare la forza determinante
Stoccolma – “Gli svedesi hanno votato liberamente e democraticamente, e siamo fiduciosi che il governo che emergerà continuerà nel forte impegno nei confronti dell’Ue”. Non si è sprecato il portavoce di Jean-Claude Juncker, commentando ieri l’esito delle legislative svedesi. Forse un senso di scampato pericolo, forse un inedito ritegno da parte del presidente della Commissione europea, che in analoghe precedenti occasioni aveva detto la sua, con la nota malagrazia. Fatto sta che a Bruxelles, ma non solo, sul sollievo prevale l’apprensione per il riverberarsi in Europa del risultato comunque buono dell’estrema destra dei Democratici Svedesi. Le voci rassicuranti sottolineano che più di otto elettori su dieci hanno votato per una delle due alleanze che si alternano al potere ormai da due decenni. Ma niente assicura che quell’equilibrio sia destinato a durare. Appaiati attorno al 40%, centrodestra e centrosinistra rischiano lo stallo, a meno di un accordo che, come già in passato, consenta ad uno dei due blocchi la formazione di un governo di minoranza. Una soluzione auspicata da Ulf Stolt, opinionista del quotidiano ‘Dagens Nyheter’: “Quell’80% che non ha votato per i Democratici Svedesi deve trovare il modo di governare la Svezia. Non c’è bisogno di uno scienziato per capire che è loro responsabilità”. Ipotesi percorribile, ma non facile, perché entrambi i leader dei due principali partiti (Socialdemocratici e Moderati) hanno già rivendicato per sé il ruolo di primo ministro. In “soccorso” della governabilità potrebbero allora arrivare i Democratici Svedesi di Jimmie Akesson, liberati dal cordone sanitario innalzato attorno a loro. Un aiuto non disinteressato, ma che il centro-destra non pare escludere, soccorso a sua volta da voci accademiche: “Bisogna sicuramente coinvolgere i Democratici Svedesi nella dialettica politica – ha affermato Lars Tragardh, professore della Ersta Sköndal Bräcke University –. Quando una forza raggiunge il 20% dei consensi, bisogna trattarla con serietà, non emarginarla”. Lo scenario più probabile, con o senza il sostegno dell’estrema destra, appare dunque un nuovo governo di minoranza, il terzo consecutivo, con una ristretta base parlamentare, e conseguenti, inevitabili, vincoli operativi. “Non vedo grandi alternative – conviene Johan Ingerö, direttore del think tank Timbro –. O si supera lo schema destra-sinistra, oppure si dovrà negoziare con i Democratici Svedesi. Ma la mia previsione è che la prossima legislatura sarà uguale all’ultima, con un parlamento che potrà decidere ben poco”.