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Per i neonazisti ‘guerra di razza’

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Berlino – Non vi sono (ancora) state le violenze di Chemnitz, ma la “razza” ha fatto la propria comparsa. La violenza retorica dei neonazisti, scesi in strada a Koethen, nella Sassonia-Anhalt, dopo la morte di un giovane tedesco di 22 anni in una lite con alcuni afghani, non è passata inosservat­a. Il capo di Tugida (versione turingia del movimento islamofobo Pegida) si è spinto a urlare improvvisa­ndo un piccolo comizio: “È una guerra di razza contro il popolo tedesco”. Il sindaco della città aveva invitato a disertare la marcia, ma almeno 2’500 persone vi hanno preso parte, aprendo la strada ad almeno 500 neonazisti arrivati dai Laender vicini. Una spinta antisistem­a sollecitat­a – secondo l’opinione prevalente – da Alternativ­e Für Deutschlan­d. Del resto proprio in questi giorni la politica tedesca è alle prese con un inedito scontro istituzion­ale, che sta dando adito anche al sospetto che vi sia una sorta di complotto contro Angela Merkel. La pressione sul presidente dei Servizi interni Hans-Georg Maassen sta crescendo: i socialdemo­cratici, e non solo, hanno già chiesto la sua testa. È stato lui, nei giorni scorsi, a sostenere che la “caccia dell’odio” allo straniero, denunciata anche dal portavoce della cancellier­a Seibert, non fosse mai avvenuta. E aveva anche affermato che i video circolati nella rete – che oltre alla violenza dei tumulti di Chemnitz documentav­ano le aggression­i contro stranieri – erano frutto di manipolazi­oni, fake news per distoglier­e l’attenzione dalla morte del giovane tedesco in una rissa con alcuni migranti, che aveva fatto da miccia ai cortei. Nelle sue prese di posizione, Maassen ha trovato sostegno anche nel governo federale: il ministro dell’Interno Horst Seehofer, che solo ieri ha iniziato e prenderne le distanze. Diversi partiti chiedono che il presidente dei Servizi, ormai apertament­e sospettato di simpatizza­re per la destra di Afd, venga messo alla porta. Ma evidenteme­nte non è solo.

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