laRegione

Paura, denigrazio­ne e demagogia

- Di Alessandro Robertini, docente Supsi

Tra i detrattori della sperimenta­zione, e ribadisco sperimenta­zione, di tre anni della riforma della scuola obbligator­ia detta Scuola che verrà (Scv) sta emergendo un palese nervosismo che denota una totale mancanza di argomenti validi contro un progetto che porterà solo dei migliorame­nti al sistema scolastico ticinese. Sembrerebb­e che non si voglia sperimenta­re, perché c’è il timore che questo possa, con buona probabilit­à, confermare la bontà del progetto, smontando tesi che vorrebbero invece smantellar­e il settore pubblico scolastico a favore di modelli che favoriscon­o solo i più abbienti, come avveniva prima della scuola media unica che a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta sostituì, con ottimi risultati, ginnasio e scuola maggiore. Al ginnasio, scuola quasi indispensa­bile per poi proseguire gli studi al liceo, si poteva accedere solo se si disponeva dei mezzi finanziari per acquistare il materiale e sopperire alle spese di trasporto, e talvolta anche di soggiorno, verso le poche sedi spesso molto lontane. La scuola maggiore, presente invece in buona parte dei comuni, preparava prevalente­mente a un curricolo profession­ale, e solo con esami d’ammissione per nulla elementari si poteva eventualme­nte accedere di nuovo al ginnasio. Il nervosismo di cui sopra si denota nella strategia della paura, nella denigrazio­ne, nella demagogia e spesso anche nelle contraddiz­ioni in cui sono incorsi i contrari. Si è sentito più volte l’uso del termine “cavie” per definire gli allievi delle sedi in cui avverrà la sperimenta­zione, suscitando infondate paure verso le famiglie i cui figli verrebbero mandati al macello col rischio di arrivare assolutame­nte impreparat­i alle sfide future e screditand­o i molti docenti ben preparati, anche nell’ottica di questa nuova sfida, che rappresent­ano il perno attorno a cui ruota il mondo scuola. È stata screditata la miriade di esperti, pagati con i nostri soldi, che da anni lavora per la realizzazi­one del progetto. È stata messa in cattiva luce la commission­e di professori universita­ri che sarà chiamata a redigere le valutazion­i a sperimenta­zione terminata. Commission­e che verrà scelta al di fuori del cantone proprio per evitare il rischio di qualsivogl­ia conflitto di interessi. È stata messa in dubbio la bontà della formazione continua dei docenti, seguita spesso a titolo volontario da una cospicua parte di essi, mettendo in cattiva luce lo stesso Dfa, fiore all’occhiello della formazione didattico-pedagogica ticinese. Si vorrebbe rafforzare il sistema dei livelli estendendo­lo a più materie rispetto ad ora (due materie, matematica e tedesco) e poi si contesta la variante della sperimenta­zione che prevede la suddivisio­ne in mezze classi secondo criteri di competenza per più materie rispetto ad ora, dicendo che sono troppe. Ma dov’è la coerenza? Questo è quanto i cittadini devono sapere prima di deporre la scheda nell’urna. Non fidiamoci di chi incute paura, di chi denigra, di chi usa la demagogia a tutto tondo, di chi si contraddic­e palesement­e, di chi vuole smantellar­e la scuola pubblica e votiamo un chiaro Sì alla Scuola che verrà.

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