laRegione

Voglia di nuovo

- Di Katya Cometta, presidente Aspcc

Mi piacerebbe che ogni bimbo, ogni ragazzo ticinese potesse continuare a crescere, formarsi e prepararsi al mondo all’interno di una scuola pubblica che rispecchia­sse i tre valori fondamenta­li voluti da Stefano Franscini: laicità, equità e inclusivit­à. Nessun Governo, nessun Consiglier­e di Stato, nessun Parlamento nei secoli (ormai) ha messo in discussion­e questi tre elementi fondamenta­li. Qualche deputato, qualche politico, qualche persona con visioni diverse, invece sì, come sta accadendo in occasione del referendum lanciato contro la decisione del Parlamento di lanciare la sperimenta­zione della riforma della scuola dell’obbligo. Quello che a dipendenza del risultato delle urne si potrà applicare per tre anni in Ticino è un progetto che di equità ed inclusione ha fatto le proprie colonne portan- ti. Una scuola equa e inclusiva è una scuola a misura di allievo, è quella che abbiamo sempre avuto ma che siamo inevitabil­mente chiamati a migliorare perché la nostra scuola dell’obbligo (soprattutt­o quella media) ha per certi versi esaurito la capacità di adattarsi ai cambiament­i della società e soprattutt­o del mondo del lavoro. L’idea sulla quale si è voluto puntare con questa proposta di riforma è legata allo sviluppo delle competenze proprie ad ogni ragazzo. Scovare i punti di forza di ognuno, enfatizzar­li, farli emergere è il sogno di ogni genitore. Riuscire a differenzi­are l’insegnamen­to grazie ad ore di lezione a classi dimezzate (10-12 allievi) o con la doppia docenza è il modello verso il quale si andrà in quattro scuole medie del Cantone. Tre, invece, saranno le scuole comunali che a loro volta introdurra­nno cambiament­i nel loro insegnamen­to che, da sempre, è improntato alla differenzi­azione. Pensiamo alla scuola dell’infanzia dove i docenti insegnano contempora­neamente a bimbi di 3 fino a 6 anni di età. Oppure al bell’esempio delle pluriclass­i alle elementari. Nuovi strumenti anche alle scuole comunali non potranno che ulteriorme­nte migliorarn­e i risultati: docenti di materie (ginnastica, musica…) e un docente in più ogni otto classi per affiancare i colleghi mezza gior- nata a settimana. Con una maggiore vicinanza dei maestri, dei professori ai ragazzi il livello di insegnamen­to non potrà che trarne beneficio, fermo restando che i contenuti dei programmi scolastici non cambierann­o. Questo è un trampolino che consente il salto di qualità ad ogni allievo, ad ogni studente, altro che livellamen­to verso il basso. Quel che c’è da capire è che l’insegnamen­to non sarà uguale per tutti, i risultati non saranno uniformati, ma ad ogni ragazzo saranno forniti tutti gli strumenti necessari, tutto il supporto necessario per arrivare il più lontano possibile con quelle che sono le proprie capacità. L’obiettivo non è inviare migliaia di studenti al Liceo, ma indirizzar­li verso la formazione che meglio risponde alle competenze, caratteris­tiche, aspirazion­i, desideri di ognuno. Differenzi­are significa porre attenzione, valorizzar­e, stimolare. È una sfida che da genitore raccolgo con la consapevol­ezza che un istituto universita­rio elvetico valuterà poi gli obiettivi raggiunti durante questo percorso, così da offrire ai nostri giovani la miglior scuola dell’obbligo possibile.

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