Inti e il Made in Ticino
Il 27enne parla del suo Davos e di un marchio che tira. ‘Spero che in futuro si vedranno anche più talenti rossoblù sulle nostre piste’.
Biasca – Era l’ultima fatica, quella di martedì alla Raiffeisen BiascArena (nell’amichevole vinta 2-1 ai rigori sull’Ambrì). Di lavoro da fare, tuttavia, ce n’è senz’altro ancora, per Inti Pestoni e il suo Davos. In attesa che arrivi infine il debutto in campionato, la sera di venerdì 21 sul ghiaccio della Cornèr Arena. «Se siamo pronti non lo so, lo capiremo a Lugano la sera del debutto – dice il ventisettenne attaccante nativo di Ambrì, fresco di trasferimento alla corte di Arno Del Curto, nonostante un contratto valido per una terza stagione con gli Zsc Lions –. Di sicuro, mentalmente ci siamo e non vediamo l’ora di cominciare dopo questa lunghissima preparazione».
L’ex attaccante dei Lions si sta ancor adattando alla nuova realtà. ‘Se siamo pronti? Lo capiremo a Lugano il 21 settembre’.
Quest’anno nei Grigioni assieme a te sono arrivati alcuni giovani interessanti, come Luca Hischier o Thierry Bader. Ciononostante, non si può dire che alla Vaillant Arena ci sia la stessa concorrenza che c’è all’Hallenstadion. «Certo, senza dubbio Davos non è Zurigo – continua il ticinese, che nelle ultime due (difficili) stagioni, con la maglia dei Lions ha totalizzato 96 partite, condite da 36 punti –. Però la concorrenza c’è, eccome se c’è: parliamo sì di giocatori giovani, ma si tratta di elementi tecnicamente davvero forti, che nel giro di breve tempo riescono ad assimilare ciò che Arno dice loro. Oggi come oggi, in Svizzera il posto sicuro è difficile da trovare, non importa per quale squa-
dra giochi. Del resto, è una cosa che ho visto benissimo nelle ultime stagioni: non puoi permetterti di mollare, neppure per un solo giorno, sennò c’è subito qualcuno dietro che è pronto a prendere il tuo posto». Com’è stato l’impatto con la tua nuova realtà? «A Davos mi trovo davvero bene. Sin dal primo contatto che ho avuto con lui, ho capito cosa Arno Del Curto voleva da me, e ora sto semplicemente facendo ciò che mi chiede. E le cose vanno sempre meglio: la speranza è poter crescere ancora in questa decina di giorni per farmi trovare pronto al debutto in campionato».
E il minutaggio sul ghiaccio sembra dimostrare che c’è affinità tra la filosofia del coach e le tue caratteristiche. «Non posso certo lamentarmi di come stanno andando le cose: lui mi dà fiducia, e la cosa mi fa piacere, e io cerco di ripagarlo a modo mio, cioè dando tutto ciò che posso. Certo, per noi che siamo appena arrivati, non tutto è ancora automatico: ogni volta che andiamo sul ghiaccio ci proviamo, e in allenamento insistiamo parecchio sui dettagli. Ciò che posso dire, quindi, è che possiamo ancora crescere sotto ogni punto di vista. E la settimanella che abbiamo ancora a disposizione non
potrà che aiutare». È una realtà davvero così unica, quella di Davos? «Senz’altro si tratta di qualcosa di totalmente diverso, da ciò che ho potuto vivere fin qui. Basti dire che tutti i giocatori vivono in paese, e siccome durante il giorno, quando non ci si allena, non c’è moltissimo da fare, si finisce per passare la maggioranza del tempo assieme, in pista. Ed è bello poter stare in compagnia di questi ragazzi, siccome buona parte di loro è davvero giovane: sembra di stare in famiglia, e ogni volta che scendi sul ghiaccio ti diverti». A proposito di famiglia: questo è un periodo in cui il Ticino hockeistico
‘tira’ parecchio, sul fronte del mercato. Al tuo passaggio a Davos si sono aggiunti quelli di Sciaroni e Grassi al Berna, Simion allo Zugo e Guerra all’Ambrì. Senza dimenticare, naturalmente, il sogno nordamericano di Fora. «Il merito di tutto ciò è senz’altro il lavoro che stanno facendo i club ticinesi, che danno ai giovani la possibilità di crescere. E dietro ce ne sono altri che spingono, a Biasca, a Lugano e ad Ambrì. Segno che la strada imboccata è quella giusta. E spero che in futuro si potranno incontrare ancor più giocatori ticinesi, girando per le varie piste del nostro Paese».