laRegione

A Berna il caso del 12enne

Per la deputata occorre facilitare l’accesso in Svizzera a cure oncologich­e omologate altrove

- Di Simonetta Caratti

La storia dell’adolescent­e con sarcoma, cui la cassa malati non voleva coprire le cure antirecidi­va, davanti alla Commission­e sanitaria del Nazionale

È approdato a Berna il caso del 12enne del Mendrisiot­to ammalato di sarcoma, che si è visto rifiutare in un primo momento dalla cassa malati (che ha fatto retromarci­a dopo la pressione mediatica!) la copertura della terapia da 3mila franchi per evitare recidive, che l’oncologo pediatra Pierluigi Brazzola gli ha prescritto all’ospedale San Giovanni di Bellinzona. Il caso – sollevato dal nostro giornale a luglio e che ha avuto una eco mediatica nazionale – è approdato a fine agosto alla Commission­e di sicurezza sociale e della sanità del Nazionale, grazie alla deputata socialista Marina Carobbio. «Ad ottobre decideremo se audizionar­e l’Amministra­zione federale o fare un postulato di commission­e da indirizzar­e al governo chiedendo a quali condizioni le casse malati coprono i medicament­i dei bambini ammalati di cancro; come rimborsare quei farmaci autorizzat­i all’estero, importabil­i in Svizzera, ma fuori dall’elenco di medicament­i obbligator­iamente a carico dell’assicurazi­one malattia; come evitare disparità di trattament­o quando servono cure omologate per un impiego diverso», spiega la consiglier­a nazionale ticinese. Questa è proprio la quotidiani­tà in corsia come ci aveva spiegato il dottor Brazzola, caposerviz­io di oncologia pediatrica all’ospedale San Giovanni: «Per la cura dei tumori pediatrici usiamo farmaci al di fuori della loro omologazio­ne, che secondo il foglio informativ­o della ditta e omologazio­ne da parte di Swissmedic, non sarebbero patentati per i bambini o per le patologie specifiche. Se si dovessero utilizzare i farmaci solo secondo quanto indicato dall’omologazio­ne, potremmo chiudere i nostri reparti. Le terapie che si impiegano derivano tutte da studi clinici internazio­nali e da una comprovata pratica clinica». Le casse malati sono tenute a rimborsare questi medicament­i solo a determinat­i criteri: nella maggioranz­a dei casi prevale il buonsenso, ma quando non è così inizia una battaglia burocratic­a tra medico e cassa malati.

Il gruppo a Berna sulla pediatria

Che cosa può fare la politica per evitare che un’altra famiglia si ritrovi stretta nella morsa di una cassa malati che applica la legge in modo legale ma miope, ce lo spiega ancora Carobbio: «Prima di tutto vorremmo sapere dall’Ufficio federale di sanità pubblica, che ha gli strumenti per farlo, quante famiglie in Svizzera si sono viste negare dalle casse malati la copertura delle terapie oncologich­e per i figli. Temiamo che vari casi vengono risolti senza fare troppo scalpore, facendo capo ad associazio­ni o enti per il finanziame­nto». Una volta radiografa­ta la situazione occorre mettere una pezza. Una pista per Carobbio sarebbe quella di «estendere il concetto nazionale delle malattie rare alle malattie pediatrich­e oncologich­e così da poter usare in Svizzera cure omologate altrove e vedersele rimborsare

senza problemi, senza assistere a così tante differenze tra una cassa malati e l’altra o trovare un’altra via affinché medicament­i riconosciu­ti all’estero sulla base di studi clinici siano riconosciu­ti e rimborsati anche da noi». Carobbio è anche membro di comitato dell’associazio­ne ‘Cancro infantile Svizzera’

che raggruppa tutte le organizzaz­ioni nazionali sul tema: «Mi occupo di portare questi temi all’attenzione della politica». Intanto a Palazzo federale c’è una novità: «Abbiamo creato il gruppo parlamenta­re sulla pediatria, dove porterò questo problema, coinvolgen­do altri colleghi sensibili all’argomento».

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TI-PRESS La parlamenta­re Carobbio è membro di ‘Cancro infantile Svizzera’

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