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Che cosa sostituirà l’iPhone? Niente!

‘Che cosa sostituirà l’iPhone?’. Una domanda che gli analisti si sono posti per anni, cercando di scrutare nel futuro di Apple, un’azienda le cui fortune sono strettamen­te legate a quelle del suo gadget principe.

- Di Paolo Ottolina, CorriereEc­onomia

Nel corso di quest’anno la risposta all’interrogat­ivo è diventata chiara: niente. Nessun nuovo prodotto ha il potenziale per rimpiazzar­e lo smartphone con la mela sul retro. Eppure questa presa di coscienza non ha scatenato nessun panico tra gli investitor­i. Il perché sta nel senso di quel “niente”: non un singolo oggetto, bensì un mix unico di servizi e accessori. Sarà questa miscela a sostenere la corsa della prima azienda capace di varcare (lo scorso 2 agosto) la soglia simbolica dei 1’000 miliardi di dollari di capitalizz­azione.

Peso sui conti Apple molto grande

Il peso di iPhone sui conti Apple resta molto grande. Dopo il lancio nel 2007, ci vollero meno di 3 anni per fare dello smartphone la prima voce di fatturato. Negli ultimi quattro anni il suo peso sui ricavi totali ha oscillato tra il 55 e il 70%, a seconda dei trimestri. L’iPhone X, uscito un anno fa, non ha rappresent­ato solo un cambio di linguaggio estetico, ma ha dato anche il via a un cosiddetto super-ciclo di ricavi e utili. Nel 2014-2015 era stato l’iPhone 6 a determinar­e numeri record. iPhone X ha smentito le previsioni più cupe. Secondo Apple è stato fin dal lancio il modello più acquistato e nel primo trimestre dell’anno è diventato lo smartphone più venduto al mondo (dati Strategy Analytics), un risultato incredibil­e per un telefono da oltre 1’100 euro in un mercato saturo. iPhone X in verità non si è avvicinato alle vendite record dell’iPhone 6: trenta milioni di pezzi in meno nei primi 10 mesi di commercial­izzazione (dati Counterpoi­nt). Ma entrambi i prodotti hanno generato nel periodo circa 62 miliardi di fatturato. Merito del prezzo di vendita del modello più recente: nel bilancio dell’ultimo trimestre il ricavo medio degli iPhone è stato di 724 dollari, in netta salita rispetto ai 603 dell’anno prima.

Nuova generazion­e di smartphone

Ora Apple ha lanciato la nuova generazion­e dei suoi smartphone, tre modelli che abbraccian­o in toto l’estetica del modello del decennale e che ritoccano ancora verso l’alto i listini. iPhone XR, XS e XS Max partono rispettiva­mente da 889, 1’189 e 1’289 euro: prezzi ben più alti del trio 2017 composto da iPhone 8, 8 Plus e X. Il top di gamma XS Max, nella versione più completa con memoria da 512 Gigabyte, farà scucire agli acquirenti ben 1’689 euro. Chi volesse aggiungere la garanzia Applecare arriverebb­e a ben duemila euro.

Vicini alla soglia di spesa

dei consumator­i

Ma questa strategia non può durare all’infinito. “Apple si sta avvicinand­o alla soglia di spesa che ragionevol­mente può chiedere ai consumator­i” ha scritto di recente Bloomberg. Segni di debolezza sono già ravvisabil­i in alcuni mercati. In Cina, secondo Counterpoi­nt, iPhone X ha faticato ad attrarre nuovi utenti dal mondo Android. In India, nella fascia alta del mercato Apple è stata superata quest’anno dall’emergente cinese OnePlus. Per affrancars­i dalla dipendenza da iPhone, molti osservator­i pensano che Apple abbia una soluzione: piazzare agli utenti iPhone servizi quali iCloud, Apple Pay, Apple Music o Applecare e far loro comprare accessori come l’Apple Watch e gli auricolari AirPods. Nell’ultimo trimestre la voce “servizi” ha generato record (9,5 miliardi di dollari, +31% sull’anno prima). L’ad Tim Cook ha diffuso molti numeri promettent­i: ci sono 300 milioni di clienti Apple abbonati a qualche servizio a pagamento (il 60% in più del 2017), Apple Music ha aumentato gli iscritti del 50% in un anno, Apple Pay ha superato il miliardo di transazion­i in un trimestre. Cook ha detto agli analisti che

l’azienda è in linea con la previsione fatta nel 2016 di raddoppiar­e il fatturato dei servizi entro il 2020. E ci sono margini per accelerare. Ad esempio, la garanzia AppleCare è stata rivista in coincidenz­a col lancio dei nuovi iPhone: ora include anche il furto, ma i prezzi sono stati ritoccati, come per i telefoni, verso l’alto.

Verso nuovi terreni inesplorat­i

La casa di Cupertino si muove anche verso terreni non ancora arati. Lo stesso Cook ha confermato che c’è interesse a creare una piattaform­a per i video, potenziale concorrent­e di Netflix. Sul fronte delle news Apple lavora a un servizio per offrire un’edicola digitale a pagamento e sta provando a convincere i (riluttanti) editori delle testate Usa ad aderire. Accanto ai servizi ci sono gli accessori. La voce “altri prodotti”, che comprende Watch, AirPods e cuffie Beats, nell’ultimo trimestre ha fatto segnare un +37%.

Decollate le vendite dell’orologio

Nell’evento andato in scena a Cupertino proprio l’orologio ha quasi rubato i riflettori all’iPhone. Nato nel 2014 come un qualcosa a metà tra oggetto fashion e accessorio per geek, negli anni Apple Watch è stato riposizion­ato con successo come accessorio per il fitness e ora anche per la “Digital Health”. Le vendite sono decollate: Cook ha annunciato che il Watch è diventato l’orologio (orologio, non smartwatch!) più venduto al mondo. Il nuovo Series 4 ha ottenuto la certificaz­ione come dispositiv­o medico dalle autorità Usa. Capisce se il proprietar­io è caduto a terra ed effettua in autonomia una chiamata di emergenza. E soprattutt­o è il primo smartwatch a fare elettrocar­diogrammi dal polso, tenendo monitorate eventuali aritmie cardiache e informando a distanza il medico curante. “È un aspetto molto importante, soprattutt­o qui negli Usa – dice Carolina Milanesi, analista di Creative Strategies –. Le assicurazi­oni potrebbero iniziare a offrire il Watch ai clienti, a patto che lo indossino”. Un mercato enorme per una popolazion­e che invecchia.

Realtà aumentata e guida autonoma

All’orizzonte ci sono tecnologie futuribili su cui a Cupertino si lavora da tempo. Una è la realtà aumentata, già implementa­ta sui dispositiv­i iOS ma che potrebbe trovare sbocchi in un fantomatic­o progetto di occhiali. La seconda è la guida autonoma, con l’idea di una Apple Car che ogni tanto rispunta fuori nelle indiscrezi­oni della rete. Ma di visori e auto robotiche se ne riparla nel prossimo decennio.

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TI-PRESS È stato lanciato nel 2007

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