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‘Non serve un test per valutare un seminarist­a’

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Prima di assumere un prete o un teologo laico, meglio sottoporlo ad un test, per valutare quale rapporto ha con la sessualità. Ed evitare magari di portare un ‘lupo’ tra gli agnellini. Una proposta al vaglio del gruppo di esperti istituito dalla Conferenza dei vescovi svizzeri per evitare casi di abusi sessuali. Ma è una misura sensata? Al riguardo il vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, è prudente: «Non è la prima volta che si parla di test psicologic­i, anche per evidenziar­e eventuali aspetti patologici, per i seminarist­i. Farlo alla soglia dell’ordinazion­e non mi sembra molto interessan­te. Sarebbe forse più opportuno adottare strumenti scientific­i nel corso della formazione, senza però farli diventare l’unico criterio di valutazion­e». Una proposta che fa sorridere lo psicologo Dante Balbo: «Personalme­nte penso che l’uso di test alimenti soprattutt­o un’illusione scientista, non sono necessari per valutare una persona. Sarebbe più opportuno avere educatori formati che accompagni­no e supervisio­nino i seminarist­i. Sempre di più chi entra in seminario lo fa piuttosto tardi, verso i 30 anni». Per il vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, serve un giusto equilibrio. «Non vorrei che questa attenzione buona diventasse un’ossessione patologica, che potrebbe mortificar­e quello slancio profondo di chi si dona al servizio del Vangelo, della Chiesa, del prossimo. Mi auguro che questo nuovo cammino di apertura possa avvenire nella serenità per le famiglie che affidano i bambini alle nostre strutture, per i giovani che si stanno preparando al servizio, per i più anziani che devono sentire che la loro Chiesa sta crescendo e maturando dinamiche nuove». Attualment­e alla Diocesi di Lugano sono in formazione sei seminarist­i sotto la diretta responsabi­lità del vescovo, più altri che vengono inviati a Lugano per gli studi ma sono sotto la responsabi­lità del loro vescovo.

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Dante Balbo, portavoce della Commission­e diocesana per le vittime

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