‘Non tutti gli abusati hanno voglia di esporsi’
La maggior parte dei preti della Diocesi ha partecipato a una formazione di mezza giornata, tenuta da Myriam Caranzano, direttrice dell’Aspi - Fondazione per la protezione dell’infanzia, sul tema degli abusi sui bambini in generale, e in particolare nell’ambito ecclesiale. «Ho riscontrato grande interesse, spesso anche lo stupore nello scoprire che il problema riguarda così tanti bambini e che le conseguenze possono davvero essere devastanti. Sono stata sollecitata da talmente tante domande, che non sono riuscita a rispondere a tutti subito, di conseguenza ho ricevuto in seguito diverse richieste di chiarimento», spiega Caranzano. Dopo una prima formazione, i preti hanno potuto visitare il percorso di prevenzione “Sono unico e prezioso!”, che Aspi porta nelle scuole elementari del Cantone dal 2006. Ma tutto ciò basta? Lo chiediamo all’esperta.
Il gruppo di esperti istituito dalla Conferenza dei vescovi svizzeri per evitare casi di abusi sta pensando ad un ‘test’ anti-pedofilia per chi vuole diventare prete: esiste davvero un test simile?
Esistono dei test che permettono di valutare certe reazioni a stimoli di tipo sessuale, ma a mia conoscenza non esiste alcun test che permetta di dare una sicurezza assoluta e a lungo termine.
È possibile intuire se una persona ha tendenze pedofile?
In certi casi lo si può sospettare, ma la maggior parte delle volte è difficile se non impossibile. Certe persone riconoscono di essere attratte dai bambini – intendo nella sfera sessuale – ed è importantissimo invitare queste persone a chiedere l’aiuto di specialisti per gestire questa attrazione e non passare all’atto. È una tematica ancora tabù.
La Chiesa sta facendo i suoi passi, che cosa è importante attuare per
tutelare le vittime passate e future?
Un primo passo fondamentale che sta facendo la Chiesa è quello di riconoscere il problema, anche al suo interno. Altrettanto importante è riconoscere che alcuni preti hanno tradito la fiducia riposta in loro e altri hanno coperto questi abusi, ma anche invitare le vittime a farsi avanti, a chiedere aiuto e offrire riparazione.
Chi è stato tradito da un ‘uomo’ di Chiesa riuscirà a confidarsi con la stessa istituzione?
Non tutte le vittime avranno voglia di esporsi e parlarne soprattutto con persone designate dalla Chiesa. Le ferite e il tradimento possono essere davvero troppo profondi. Determinante è ribadire che la vittima non ha mai alcuna colpa per aver subito abusi, tanto meno i bambini, e invitare le vittime a chiedere aiuto, laddove sentono di poterlo fare (nessuno può imporre nulla).
A chi tocca poi indagare sui fatti?
È indispensabile che siano le autorità penali a investigare perché sono le uniche che possono verificare i fatti a 360 gradi e prendere le misure necessarie per tutelare le vittime. In ottica futura, per evitare nuove vittime, credo che sia essenziale affrontare una profonda riflessione a più livelli. Intanto, sarebbe importante riconoscere che l’essere umano è sessuato e che lo è per tutta la vita. La sessualità non può essere tabù, nemmeno per i preti.
E a livello di educazione?
Occorre uscire dalle dinamiche di potere (adulto verso bambino) e staccarsi dai concetti di ‘giusto o sbagliato’ imposti dagli adulti ai bambini per privilegiare delle relazioni basate sul rispetto reciproco, indipendentemente dall’età! I messaggi chiave della prevenzione sono efficaci a condizione che gli adulti si comportino in modo congruente! E questo implica riconoscere le competenze del bambino e rinforzarle.