Non un centesimo in più
Rimborsi: l’Ufficio presidenziale respinge la proposta del governo da 16’500 fr. annui, telefono incluso Il forfait di 15’000 franchi per la maggioranza dell’Up è più che sufficiente per coprire anche le spese telefoniche
Non c’è compromesso che tenga. Le spese telefoniche dei consiglieri di Stato devono rientrare nei 15’000 franchi di rimborso annuo accordati a forfait. L’Ufficio presidenziale (Up) del Gran Consiglio, riunito ieri dopo la pausa estiva, ha infatti bocciato la ‘proposta bis’ del governo tesa a regolamentare uno dei capitoli del dossier “benefit e rimborsi”, quello appunto relativo alle spese per l’abbonamento del cellulare. Per la maggioranza dell’Up, a cui compete la ratifica del forfait, la somma di 15’000 franchi all’anno (stabilita nel 2011 e approvata a suo tempo) è più che sufficiente a coprire anche le spese del telefono: non vi è dunque la necessità di correggere l’importo al rialzo, come invece ha suggerito l’Esecutivo a due riprese tentando così di sistemare la lacuna formale oggetto tra l’altro della possibile richiesta di risarcimento (su questo punto è ancora al lavoro la Sottocommissione finanze coordinata da Fabio Bacchetta-Cattori). Prima per prassi, poi tramite nota a protocollo, l’indennità per il telefono era stata fissata a 300 franchi mensili (cifra calibrata sulle tariffe e sui prezzi degli anni Novanta, in seguito mai rivista). Le lacune formali emerse lo scorso inverno hanno indotto il governo a presentare all’organo competente, ossia l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, una nuova risoluzione affinché si potesse correggere il tiro e (finalmente) regolarizzare il versamento dei rimborsi, che per legge necessita dell’avallo parlamentare. La prima proposta poneva il tetto a 18’000 franchi, inglobando quindi quasi totalmente il forfait di 300 franchi al mese per il costo del telefono (abbonamento e apparecchio); respinta al mittente, il governo è tornato alla carica nel corso dell’estate, rilanciando con l’ipotesi di 16’500 franchi ‘all inclusive’. Ieri, come detto, il nuovo pollice verso. La maggioranza dell’Up (Ppd, Ps e Verdi) non intende cedere di mezzo centesimo. Nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni, men che meno la presidente del Gran Consiglio Pelin Kandemir Bordoli. Anche perché per primo andava informato il Consiglio di Stato, ieri pomeriggio in aula per la seduta di Gran Consiglio ignaro della decisione presa poco prima dall’Up. Ora però non si tratterebbe – stando a quanto si mormora nei corridoi... – di continuare con il ‘ping pong’ delle proposte e delle controproposte: quel che conta è che l’Up non intende ratificare spese superiori ai 15’000 franchi. Spese oltre questo limite restano pertanto prive della necessaria base legale. Starà perciò all’Esecutivo valutare come procedere: salvo Manuele Bertoli, gli altri ‘ministri’ durante questi mesi di discussioni non hanno
sospeso il risarcimento. Da luglio, cioè da quando hanno proposto i 16’500 franchi, hanno corretto l’importo a 125 franchi al mese. Nel frattempo si attendono le conclusioni della Sottocommissione finanze,
che come dichiara il coordinatore Bacchetta-Cattori alla Rsi farà tesoro della decisione di ieri, considerato che “l’Ufficio presidenziale ha confermato la correttezza del forfait a 15’000 franchi, comprese le spese telefoniche”. Se questa è la riga oltre la quale non si andrà in futuro, occorrerà capire se il Gran Consiglio opterà per tenerla valida anche per il periodo dal 2011 a oggi, esigendo pertanto il risarcimento di quanto è, invece, stato rimborsato.