Bordoli, da pp a giudice dei provvedimenti coercitivi
Rimane in magistratura, ma lavorerà in un’altra autorità giudiziaria. Il Gran Consiglio ha eletto ieri Paolo Bordoli, attualmente procuratore pubblico, giudice dei provvedimenti coercitivi. Subentrerà a Claudia Solcà, che dal prossimo 1° gennaio farà parte della nuova Corte di appello del Tribunale penale federale. Erano due i candidati alla successione di Solcà. Bordoli (area socialista) è stato preferito a Krizia Kono-Genini in quota Plr: 51 i voti ottenuti dal primo, 25 quelli andati alla seconda. Kono-Genini è oggi segretaria giudiziaria all’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi, dove tra qualche mese opererà Bordoli. Il Ministero pubblico dovrà a breve completare i ranghi. E questo in vista non solo della partenza di Bordoli, ma anche di quella di Antonio Perugini. Il pp e già sostituto procuratore generale ha come noto rassegnato le dimissioni con effetto dal 1° febbraio. Sembra che l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio (il parlamento è l’autorità di nomina di giudici e procuratori pubblici) sia intenzionato a pubblicare un unico bando di concorso per la designazione dei due nuovi procuratori. Ma torniamo all’elezione di ieri. Nato nel 1974, Bordoli ha conseguito due lauree: una in scienze politiche all’Università di Losanna e una in diritto all’Università di Basilea. Al Ministero pubblico è da quasi dieci anni. È stato infatti eletto sostituto pp nel settembre del 2009 e procuratore pubblico nell’ottobre dell’anno seguente. Con la sua nomina la squadra dei giudici dei provvedimenti coercitivi sta per essere dunque completata. L’organico dell’Ufficio dei gpc conta tre magistrati. E questo dopo il taglio di un giudice – da quattro a tre giudici dei provvedimenti coercitivi – proposto dal Consiglio di Stato con la manovra di risparmio del 2016 per il risanamento delle finanze cantonali. Una riduzione confermata dapprima dal Gran Consiglio e poi dal popolo. Il giudice dei provvedimenti coercitivi ha compiti di natura penale e svolge un ruolo di garanzia: è chiamato fra l’altro a convalidare o meno gli arresti ordinati dal Ministero pubblico e ad autorizzare o meno i controlli telefonici.