Il colpo del Nazionale
Pure per la Camera del popolo la legge sulle armi deve essere eurocompatibile Solamente l’Udc si è opposta alla ricezione nel diritto svizzero della direttiva dell’Unione europea. Ora il partito minaccia il referendum.
Il Consiglio nazionale non è più in rotta di collisione con l’Unione europea per quanto riguarda la direttiva sulle armi. Ieri ha infatti accolto il compromesso trovato dagli Stati settimana scorsa. Solamente l’Udc ha tentato invano di affossare il dossier. A questo punto il partito o le società di tiratori molto probabilmente lanceranno il referendum. Le due Camere sono riuscite prima del previsto ad accordarsi su una revisione della legge sulle armi eurocompatibile. Domani il Consiglio degli Stati sarà chiamato ad eliminare solamente due divergenze minori. Il dossier sarà così pronto per le votazioni finali. In particolare due divergenze riguardanti i caricatori e la tranciabilità delle armi ieri hanno generato discussioni accese in Parlamento. Durante la sessione estiva il Nazionale aveva infatti allentato le disposizioni in materia rispetto al progetto presentato dal Consiglio federale. La Camera del popolo è però tornata sui passi accogliendo il compromesso trovato dai ‘senatori’. Per quanto riguarda i caricatori, la maggioranza ha deciso che solo chi è autorizzato ad acquistare un’arma può anche procurarsi un caricatore di grande capacità, come già accade oggi per l’acquisto di munizioni. Tuttavia oggi le scatole di cartucce sono segnate con un numero e ciò non è previsto per i caricatori. Non è quindi chiaro come questa disposizione verrà applicata nella pratica. Al pari degli Stati, il Nazionale ha inoltre stabilito che l’alloggiamento della culatta, la culatta stessa e la canna di un’arma dovranno essere contrassegnati. Attualmente il diritto svizzero in materia prevede che solo una parte essenziale di una pistola o un fucile debba essere marcata. Per la maggioranza questa nuova regola non comporterà difficoltà d’applicazione sproporzionate. La perdente di giornata è stata l’Udc che si è battuta per la versione meno stringente adottata lo scorso giugno proprio dalla Camera del popolo. Secondo Werner Salzmann (Udc/Be), gli adeguamenti alle nuove direttive di Schengen puniscono i detentori pacifici di armi. Insomma, sono contrari alla tradizione elvetica del tiro. Per il democentrista bernese si tratta di una politica dei piccoli passi che prima o poi sfocerà nel disarmo dei cittadini. A suo parere, non servirà che l’Udc lanci il referendum poiché ci penseranno i tiratori a farlo. La consigliere federale Simonetta Sommaruga ha dal canto suo più volte ribadito durante il dibattito che una revisione della legge sulle armi come la vuole l’Udc non è eurocompatibile. E che le conseguenze sarebbero l’uscita dagli accordi di Schengen.