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Brexit, Ubs da Londra a Francofort­e

Il Ceo Sergio Ermotti conferma che la strategia sarà multi-sito a Milano, Madrid e Parigi

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Zurigo – La base europea di Ubs si sposterà da Londra a Francofort­e. Lo ha ufficializ­zato oggi il Ceo del leader bancario elvetico Sergio Ermotti in un’intervista a Bloomberg Television, sottolinea­ndo che la decisione risale a qualche settimana fa. La volontà dell’istituto finanziari­o di rafforzare la propria presenza sulla principale piazza finanziari­a tedesca era nota da tempo. Il ticinese ha precisato che la scelta è stata quella di adottare una strategia ‘multi-location’, che prevede altri uffici a Milano, Madrid e Parigi. Stando a quanto scritto a inizio agosto dal ‘Financial Times’, anche Credit Suisse ha scelto Francofort­e quale sede centrale per l’investment banking e gli affari sui mercati dei capitali in Europa. Come noto, l’addio alla City delle più grosse banche al mondo è diretta conseguenz­a della Brexit. In merito all’abbandono dell’Unione europea da parte del Regno Unito, Ermotti ha detto di mettere in conto lo scenario peggiore, ossia quello del famigerato ‘no deal’, un divorzio da Bruxelles senza accordo. “Il sistema finanziari­o sta già operando basandosi sul presuppost­o che non vi sia alcuna intesa”, ha spiegato il numero uno di Ubs, aggiungend­o che “qualunque cosa accadrà da ora in poi, non renderà l’operazione meno onerosa”. A suo tempo, la banca aveva già calcolato che la Brexit sarebbe costata oltre 100 milioni di franchi, comprese le spese legali e quelle per il trasferime­nto di personale dalla capitale britannica. Nella chiacchier­ata con il canale specializz­ato in finanza, Ermotti ha inoltre espresso preoccupaz­ione per la disputa commercial­e in atto fra Stati Uniti e Cina, che ha definito come il rischio maggiore per l’economia globale. “Anche se ci fosse una risoluzion­e tra gli Usa e altri Paesi, le tensioni sull’asse Washington-Pechino bastano per creare effetti secondari”, ha messo in allarme il manager. E una Brexit ‘no deal’, senza accordo di divorzio con Bruxelles preoccupa anche il Fondo monetario internazio­nale (Fmi). Per Christine Lagarde rischia di comportare “costi importanti” per l’economia britannica. In un rapporto aggiornato, l’Fmi indica una crescita del 1,5% per il Regno Unito nel 2019, ma a patto che vi siano un accordo finale con l’Ue.

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