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Le relazioni pericolose

La Finma impone al Credit Suisse misure più strette contro il riciclaggi­o Negli scandali Fifa, Petrobras e Pdvsa la banca non avrebbe vigilato a dovere. Lo strano caso dell’ex premier georgiano.

- Di Generoso Chiaradonn­a

Ancora una volta una banca svizzera si è imbattuta negli strali della Finma, l’Autorità federale di vigilanza dei mercati finanziari, per quanto riguarda il rischio di riciclaggi­o di denaro. In due procedimen­ti di esame approfondi­to (il cosiddetto ‘enforcemen­t’) nei confronti di Credit Suisse, la Finma ha rilevato lacune nella lotta contro il riciclaggi­o di denaro. Nel primo caso, stando al comunicato diffuso ieri in mattinata, il “comportame­nto scorretto” del numero due bancario elvetico è correlato a presunti casi di corruzione concernent­i la Federazion­e internazio­nale di calcio (Fifa) nonché i gruppi petrolifer­i statali brasiliano Petrobras e quello venezuelan­o Pdvsa. Vicende che avevano avuto una eco globale negli anni scorsi e che avevano fatto accendere più di un faro su pratiche, che quando hanno a che fare con grandi aziende pubbliche, nascondo rischi reputazion­ali accresciut­i. Da qui l’esigenza di aumentare l’attività di compliance e soprattutt­o di mantenerla a livelli elevati per tutto il tempo della relazione d’affari. Credit Suisse, dal canto suo, ha preso atto dell’annuncio e riconosciu­to la disposizio­ne della Finma. La banca sottolinea anche che i procedimen­ti non hanno

comportato multe, restituzio­ni di utili o limitazion­i di attività commercial­i. Negli ultimi anni, inoltre, Credit Suisse ha assunto altre 800 persone proprio per aumentare i controlli interni. L’autorità di vigilanza rimprovera a Credit Suisse di aver ripetutame­nte nel corso degli anni mancato ai suoi obblighi di diligenza in materia di lotta contro il riciclaggi­o

di denaro, tra le altre cose nell’identifica­zione della contropart­e, nell’accertamen­to dell’avente diritto economico e nella categorizz­azione quale relazione d’affari che comporta un rischio superiore. Le indagini della Finma hanno riguardato il periodo compreso tra il 2006 e il 2016. Il secondo caso riguarda una relazione d’affari che la banca ha intrattenu­to con una persona politicame­nte esposta (Pep), la cui identità non è stata rivelata nel comunicato. Stando a vari media on line, tra cui Bloomberg Tv, si tratterebb­e di Bidzina Ivanishvil­i, già primo ministro della Georgia che ha anche denunciato penalmente la banca in varie sedi (Ginevra, Singapore Nuova Zelanda e Bermuda) accusando un consulente di avergli causato perdite per decine di milioni di dollari. Lo scorso febbraio il consulente è stato condannato da una corte ginevrina a 5 anni di prigione per appropriaz­ione indebita di 143 milioni di franchi e un illecito arricchime­nto di 30 milioni, su operazioni effettuate all’insaputa di clienti e banca. La Finma sottolinea che dal 2015 Credit Suisse ha adottato diverse misure per rafforzare la propria conformità fiscale (‘compliance’) e la lotta contro il riciclaggi­o di denaro. Malgrado i migliorame­nti “alcuni dei quali sostanzial­i”, ordina ulteriori misure supplement­ari al fine “di ripristina­re la situazione conforme” e nominerà un incaricato che ne esaminerà l’attuazione. Entro la fine dell’anno prossimo, inoltre, la banca dovrà aver implementa­to un sistema automatizz­ato che consenta di ottenere una visione d’insieme di ogni singola relazione d’affari. Molte lacune sono state constatate nelle relazioni d’affari aperte dalla Clariden Leu Sa (ex gruppo Credit Suisse) e nei casi presi in esame (Fifa, Petrobras e Pdvsa) sono emersi schemi di azioni simili.

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KEYSTONE Con la vigilanza si evitano rischi reputazion­ali

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