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Arresti domiciliar­i al basista

Dopo la confession­e del furto di oltre 750mila franchi al casinò di Campione d’Italia Dopo lo scattar di manette per due correi, si cerca sempre il quarto uomo, autore materiale della rapina avvenuta lo scorso 28 marzo. Nessuna traccia, per ora, del mallo

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Si trova da qualche giorno nell’abitazione dei genitori a Gaggino Faloppio, a una manciata di chilometri da Como, colui identifica­to dagli inquirenti come il basista della rapina avvenuta lo scorso 28 marzo ai danni del casinò di Campione d’Italia: ben 756mila franchi l’entità del maltolto. Al 54enne, in prigione dal 28 maggio, ex responsabi­le del settore slot machine della casa da gioco dell’enclave e qui già consiglier­e comunale in una passata amministra­zione retta dall’attuale sindaco, Roberto Salmoiragh­i, sono, infatti, stati concessi gli arresti domiciliar­i. Alla base della decisione, come ci ha confermato il comandante dei Carabinier­i di Campione, Natale Grasso, vi sono la collaboraz­ione dimostrata nel recente incidente probatorio e la conferma, nel corso dell’interrogat­orio, delle proprie responsabi­lità nell’ambito dell’organizzaz­ione del colpo a cinque zeri. Nessuna dichiarazi­one, invece, ci viene rilasciata in merito al quarto uomo, l’autore materiale della rapina, fuggito subito dopo con i soldi e ancora ‘uccel di bosco’: «Non posso dire niente se non che ci stiamo lavorando, alacrement­e» risponde ai nostri interrogat­ivi Grasso. Qualche informazio­ne in più la raccogliam­o dal procurator­e capo di Como, Nicola Piacente: «Oltre alla conferma che abbiamo ottenuto nell’ambito della dinamica della rapina, durante l’interrogat­orio è stato pure riconosciu­to dal basista il ruolo dei due correi. Manca certo un tassello importante in quanto il quarto uomo non è stato ancora identifica­to, per cui potrei parlare al momento di ‘buco nero’. Così come non è stato ancora trovato il denaro rubato». Secondo indiscrezi­oni il basista avrebbe confessato, in particolar­e, che potrebbe riconoscer­e in un confronto colui che si è introdotto, con baffi finti e berretto, all’interno delle sale del casinò (peraltro da lui aiutato con l’apertura delle porte dell’ascensore di servizio e con una serie di indicazion­i per gli spostament­i supportati da materiale fotografic­o) ma che non conoscereb­be la sua identità. Generalità che restano dunque sconosciut­e, anche per la decisione dei due correi, finiti in manette il 12 luglio, di valersi della facoltà di non rispondere. I due, un 52enne e un 55enne comaschi, non hanno, almeno per il momento, dimostrato alcuna volontà o disponibil­ità di collaboraz­ione con i magistrati. Ciò significa che si potrebbe pensare a un’organizzaz­ione più ampia o a qualcun altro che avrebbe ‘assoldato’ l’autore materiale dell’ingente colpo? Ipotesi dataci come «improbabil­e» dalla Procura lariana.

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TI-PRESS Era la mattina di quasi sei mesi fa

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