laRegione

Anche la chiesa a difesa del campo

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«La voce non ce l’hanno ancora tolta: ci faremo sentire», diceva qualche giorno fa a ‘laRegione’ Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como. Questo dopo la decisione del Ministero dell’interno italiano di chiudere entro la fine dell’anno il campo governativ­o di via Regina Teodolinda, aperto nel settembre 2016 per ospitare i migranti respinti dalla Svizzera. Nelle ultime 36 ore al campo governativ­o sono arrivati sei nuovi migranti dopo che in frontiera avevano trovato una saracinesc­a abbassata. E la voce del mondo cattolico ieri si è fatta coro: i parroci di tutte le chiese della provincia lariana, al termine delle messe domenicali, su invito del vescovo di Como Oscar Cantoni hanno dato lettura a un comunicato contenente gli stessi principi enunciati nella lettera sottoscrit­ta da tutte le associazio­ni cattoliche comasche. «Crediamo sia da sanare una cultura di rabbia e diffidenza» si sentiva sotto le volte delle chiese. O ancora: «Non vorremmo ritrovare questo malessere, anche in chi ha deciso di dedicare il proprio tempo al governo della città, alla vita politica o al funzioname­nto delle istituzion­i dello Stato, e così vanificare le collaboraz­ioni fin qui maturate». Attualment­e gli ospiti del campo governativ­o sono un’ottantina. E continua a essere efficiente e funzionant­e, come lo è stato in questi due anni, che hanno visto transitare quasi 8mila migranti. «Può essere riconverti­to: è una questione di buona volontà oltre che di volontà politica – sostiene il direttore della Caritas diocesana –. Non dimentichi­amoci di chi dorme per strada: sono oltre duecento i senza tetto a Como». M.M.

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