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‘La pena del giusto’, il valore di disobbedir­e

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Qualche giorno fa, durante il festival Babel, uno scrittore brasiliano esprimeva una convinzion­e: la buona letteratur­a ci fa scoprire come spesso il male non sia altro da noi, ma al contrario si annidi dentro di noi. Il colpevole non è sempre l’altro, non possiamo assolverci a priori: siamo parte della meraviglia e della miseria che ci circonda. Scoprirlo, in fondo, ha qualcosa di perturbant­e e di liberatori­o, come sempre è l’accettazio­ne dei nostri limiti e delle nostre colpe. Anche per questo la letteratur­a, e la cultura in genere, può rivelarsi un’esperienza radicale, senza ritorno alle proprie certezze. Dalla letteratur­a alla storia, a volte il passo è breve. Lo dimostrano le vicende incrociate di Paul Grüniger e di Joseph Spring, ai quali è dedicato l’incontro ‘La pena del giusto – La frontiera elvetica durante la Seconda guerra mondiale’, giovedì 20 settembre alle 18.30 alla Biblioteca cantonale di Bellinzona. Un’occasione preziosa per riaprire una tragica pagina di storia che non smette di interrogar­ci, tanto più oggi. Giovedì ne discuteran­no lo storico Stefan Keller, la scrittrice e traduttric­e Anna Ruchat e il presidente degli Amici di Giovanni Bassanesi, Brenno Bernardi, con la moderazion­e di Pasquale Genasci. Le storie di Grüniger e Spring, entrambi vittime dell’intransige­nza elvetica negli anni della persecuzio­ne ai danni degli ebrei, sono state approfondi­te dallo stesso Keller. La vicenda di Spring – respinto al confine svizzero quando aveva solo 16 anni e di fatto consegnato ai nazisti – è stata raccontata dallo storico in ‘Dalla Svizzera ad Auschwitz’, curato per Dadò da Anna Ruchat. Il giovane Spring, respinto e arrestato dopo essere fuggito fra Polonia, Belgio e Francia, sarebbe poi sopravviss­uto al campo di concentram­ento, nascondend­osi durante la tremenda Marcia della Morte seguita all’evaquazion­e del lager da parte dei nazisti. La sua storia ricorda quella di Liliana Segre, da gennaio senatrice a vita in Italia, che a soli 13 anni (!), al confine di Stabio, fu respinta e consegnata ai nazisti da uno zelante doganiere ticinese. Tutt’altra scelta, a San Gallo, fece Grüniger che, come capitano di polizia, nel 1938-39 salvò centinaia di ebrei falsifican­do documenti. Per questa missione “cristiana” andò fieramente incontro alla radiazione e alla condanna come “traditore”, venendo in seguito riconosciu­to, pochi mesi prima della sua morte negli anni 70, come Giusto tra le nazioni. Il Canton San Gallo lo avrebbe riabilitat­o solo nel 1995, certifican­do 60 anni di ritardo una sorta di diritto umano alla disobbedie­nza. E oggi? CLO

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WIKIMEDIA Il ‘Giusto’ Paul Grüniger

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