Il record di Davis: stop alla carriera durante la pausa
Diciamocelo francamente: pensavamo che decenni di frequentazione di un mondo del football fatto di eccessi e stravaganze pur nella grandiosità dei gesti atletici in campo, ce le avessero fatte vedere tutte. Ma l’idea di Vontae Davis, cornerback trentenne di Buffalo, le supera tutte. E racchiude in sé sprazzi di follia e genialità, egocentrismo e caustica lucidità. Nelle poche ore trascorse da domenica sera, la sua “impresa” ha fatto il giro del mondo. Ed è presto raccontata: durante la pausa della partita tra Buffalo e Los Angeles, con i Chargers avanti 28-6, Davis ha preso una decisione: si è spogliato, ha fatto la doccia, si è rivestito in abiti “civili”, ha lasciato lo stadio e ha messo fine alla carriera. «Non è così che sognavo di chiudere con la Nfl – ha poi fatto sapere in un comunicato –, ma dopo aver subito diversi interventi chirurgici e aver spesso giocato da infortunato, in campo mi sono reso conto che era giunto il momento di dire basta. È stata una decisione difficile, ma sono in pace con me stesso e con la mia famiglia». Apriti cielo. In un mondo, quello del football, nel quale fin dai primi passi ai ragazzi viene insegnato a sopportare il dolore fisico, la decisione di Davis ha scatenato una ridda di polemiche e di attacchi personali. I suoi compagni di squadra, per voce del linebacker Lorenzo Alexander, non l’hanno presa bene, accusando Davis di «comportamento irrispettoso». Nessuna pietà neppure da parte dei tifosi, i quali in una marea di tweet hanno deriso la scelta. Il corner dei Bills non è certo il primo ad abbandonare a sorpresa uno sport molto duro e che richiede “any given Sunday”, ogni maledetta domenica, il sacrificio del proprio corpo. Nel 2015 Chris Borland aveva salutato San Francisco a soli 22 anni dopo un’ottima stagione da rookie, affermando che il santo (soldi e celebrità) non valeva la candela (rischi a medio-lungo termine); nel 2017 John Urschel, uomo di linea di Baltimore, se n’era andato a 26 anni per abbracciare la sua vera passione, la matematica (ricercatore al Mit); lo stesso anno Joshua Perry, linebacker 24enne di Seattle, aveva appeso il casco al chiodo a seguito di troppe commozioni cerebrali. E come loro molti altri, costretti da un fisico che non li reggeva più o timorosi che i troppi colpi subiti potessero pregiudicare una vita decente dopo la fine della carriera. Ma mai nessuno lo aveva fatto a metà partita, in un gesto teatrale, per quanto figlio di una profonda riflessione, che ha scioccato gli Stati Uniti. Tanto da far passare in sordina le sconfitte nella stessa giornata (cosa più unica che rara) delle due ultime finaliste: Philadelphia e New England.