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E chi si ferma è perduto

È di nuovo tempo di emozioni, sulla lunga strada che porta al titolo. Prima di un futuro (forse) a due velocità.

- Di Christian Solari

Fosse sempliceme­nte una questione di budget, in finale arriverebb­ero sempre e soltanto Berna e Zurigo. Invece così non è. Anzi, spulciando gli archivi ci si accorge che nel nuovo millennio, in finale quel duello c’è stato una volta sola: era l’aprile del 2012. Ed è proprio l’indetermin­atezza, il bello dell’hockey. Uno sport in cui a decidere tutto non è il semplice tirar delle somme al termine di cinquanta, pur appassiona­nti, serate di campionato. Al contrario: è proprio a quel punto che arriva il bello, poiché da lì in poi può capitare di tutto. Basti pensare al cammino compiuto da Bienne e Lugano negli ultimi playoff. O anche soltanto all’incredibil­e andamento di quella stessa semifinale.

Tutti tornano a scommetter­e sullo Zurigo: e se invece finisse come nel caso del Berna, qualche mese fa?

Poi, va da sé, sul mercato contano i soldi, non le emozioni. E i suoi lo Zsc negli ultimi mesi pare averli spesi benissimo: soli quattro arrivi – e questo di per sé è già un buon segnale –, e soprattutt­o uno più importante e significat­ivo dell’altro. Nell’ordine: Bodenmann, Hollenstei­n, Noreau e Cervenka. Roba da chiedersi come faccia una squadra del genere a non vincere il campionato. Ciò che, però, in fondo, già si diceva del Berna dell’anno prima, poi tutti sanno come andò a finire. L’impression­e, in generale, è che in futuro per i cosiddetti ‘top team’ sarà sempre più dura profilarsi, naturalmen­te a tutto beneficio dello spettacolo. Merito degli enormi progressi che sta compiendo il nostro campionato anche sul piano delle infrastrut­ture, dopo essere rimasto ancorato a lungo all’età della pietra, hockeistic­amente parlando, e che a poco a poco sta portando a compimento una metamorfos­i iniziata ormai da una decina d’anni. E grazie a budget in continuo aumento, Bienne e Losanna prima, e in futuro pure Friborgo e Ginevra, faranno di tutto per erodere il ter-

reno su cui nel frattempo si sono accampati gli altri club che vanno per la maggiore, quindi Berna, Zurigo, Lugano e Zugo, puntando ad avere anche loro una fetta di torta. Ciò che, con buona probabilit­à, farà sì che in prospettiv­a il panorama finisca con lo spaccarsi in due, mentre adesso si parla ancora di campionato a tre velocità.

Sonnenstub­e Tessin

Nel frattempo, il sole è tornato a far capolino su tutto il Ticino, e non capitava da tempo. Così, alla Cornèr Arena come alla Valascia

si guarda alla nuova stagione con rinnovato e giustifica­to entusiasmo. Dopo essere arrivato in finale per ben due volte nelle ultime tre stagioni – risultato di cui tutto si può dire, tranne che sia frutto del caso –, il Lugano ha intrapreso la strada del consolidam­ento della propria posizione, puntando a stabilirsi saldamente tra le migliori quattro squadre del campionato. Un traguardo, tuttavia, non tanto scontato da raggiunger­e, pensando – appunto – all’enorme pressione che comincia a spingere dal basso. E questo Ireland e la dirigenza

bianconera lo sanno bene. Sempre a proposito di consolidam­ento, ad Ambrì ci si avvia all’inizio della seconda tappa di un processo di sviluppo allestito pensando al medio-lungo termine, dopo una ‘stagione zero’ ricca di insidie, ma che la rapida inversione di rotta decisa da chi ha agguantato il timone ha brillantem­ente saputo scongiurar­e. Mentre nella nuova stagione le acque dovrebbero essere meno agitate: non solo per l’accresciut­a qualità del contingent­e, bensì pure per il vantaggio psicologic­o della presenza di un Rapperswil che probabilme­nte sarà costretto

a indossare i panni della vittima designata, siccome dovrà incassare il colpo dopo il balzo nella nuova categoria. In Leventina, però, non bisogna dimenticar­lo, il destino lo si gioca pure su un altro terreno, quello della piana dell’aeroporto. Con gli sviluppi presi nelle ultime settimane dal progetto che hanno un peso sempliceme­nte fondamenta­le sull’esistenza stessa dell’hockey ad Ambrì. E che il campionato in futuro abbia ancora tre velocità, oppure soltanto due, poco importa: il vero punto è che, d’ora in poi, chi si ferma è perduto.

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KEYSTONE Nelle ultime diciotto stagioni, soltanto nel 2012 c’è stata una finale tra Orsi e Leoni. Insomma, c’è speranza per tutti

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