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Perché chi sapeva che stavo sbagliando, non mi fermò?

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Ieri alle Assise correziona­li di Lugano è stata ripercorsa quella mattina dell’8 luglio, il giorno dell’errore alla Clinica Sant’Anna di Lugano. Il dottor Rey aveva tre interventi, «uno su una mia paziente, altri due su pazienti di un collega». Dalla ricostruzi­one è emerso un ‘turnover’ di pazienti su più sale, con più medici e un cambio di programma, segnalato a Rey, la sera prima. Ma a chi tocca verificare l’identità del paziente sotto i ferri? Dice Rey in aula: «È un compito che spetta all’anestesist­a. Quando sono entrato in sala la paziente era già addormenta­ta e coperta da un telo verde, che lasciava scoperta solo la parte da operare. Chi sapeva che stavo facendo un errore, aveva il dovere di fermarmi, nessuno l’ha fatto. Mi chiedo perché oggi solo io sono presente qui, in aula». Il medico era convinto di operare un’altra paziente. «Ma lei non ha verificato chi stava operando?», lo ha incalzato il procurator­e Bordoli. «Non ho verificato, avevo chiesto conferma al suo medico, ottenendo l’ok e ho iniziato l’intervento». Rey non ha chiesto il nome della paziente a chi era con lui, quando ha preso il bisturi in mano. Altro inghippo, quell’8 luglio: «Operavo senza medico assistente, mi era stata data un’infermiera strumentis­ta che faceva le sue veci», spiega Rey. «E lei non ha reagito?», gli chiede il giudice Pagnamenta. «La clinica aveva deciso di ridurre i medici assistenti. Immagino per risparmiar­e», ribatte il medico che fino al giorno dell’incidente ha fatto 4’500 interventi. Più altri 250, dal giorno dell’errore fino al divieto di prendere in mano un bisturi, scattato nel settembre del 2015 e rimasto in vigore fino al luglio 2017. Quando ha scoperto di aver operato la paziente sbagliata gli è crollato il mondo addosso: «Ero sconvolto. Una cosa del genere, dopo una vita passata in sala operatoria a risolvere problemi e non a crearli, è la cosa peggiore che possa succedere». Infine, il giudice gli ha chiesto perché non ha denunciato l’errore come prevede la legge. «L’avvocato Pelli mi disse che erano lesioni semplici su querela di parte, che la Procura era un colabrodo e se segnalavo il fatto sarebbe diventato di dominio pubblico. Oggi so che non è vero», ha ribadito Rey,

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