Cose da pazzi
Parigi – Sarò mica così matta da sottopormi a una perizia psichiatrica. Marine Le Pen non ha davvero preso bene la richiesta dei giudici che dal marzo scorso l’hanno messa sotto inchiesta per aver diffuso immagini di estrema violenza dell’Isis. “Nei regimi totalitari è uno dei metodi che viene usato contro gli oppositori. Farli passare per pazzi”, ha denunciato l’ex candidata sconfitta da Emmanuel Macron alle presidenziali del 2017 – ma il cui partito Rassemblement National (ex Front National) viene dato a ridosso del presidente (En Marche) in vista delle europee (rispettivamente con il 21% e il 21,5% delle intenzioni di voto). Di regime hanno infatti parlato i suoi sodali. Ma in effetti la legge che prevede l’esame psichiatrico per chi diffonde immagini violente, senza tenere conto del contesto né dell’intenzione legata alla diffusione di tali immagini risale a vent’anni fa, nel 1998, quando all’Eliseo c’era ancora Jacques Chirac. Nel 2015, Marine Le Pen pubblicò su un proprio profilo social le immagini di un uomo dato alle fiamme. Tale diffusione le valse l’apertura di un’inchiesta per “diffusione di immagini violente” e la sospensione della sua immunità parlamentare ed è proprio nell’ambito di queste indagini che i giudici chiedono ora la perizia. Identica richiesta è stata formulata per il deputato Rn Gilbert Collard, che a sua volta ha paventato una “psichiatrizzazione dell’opinione politica. Il primo che dice la verità deve essere internato”. Se fosse condannata, Le Pen rischierebbe tre anni di carcere e 75mila euro di multa, in particolare perché dei minorenni potrebbero aver visto le immagini da lei pubblicate. Le Pen rifiuta categoricamente di sottoporsi al test. “Ovviamente non andrò”.