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Un Sì per rinnovare la scuola ticinese!

- Di Raffaele De Rosa, deputato Ppd al Gran Consiglio

Lo scorso 5 settembre il comitato cantonale del Ppd ha deciso a larga maggioranz­a di sostenere la sperimenta­zione “La scuola che verrà”. Anch’io sono convinto che occorra provare per 3 anni le varianti di questa riforma. Infatti, la scuola è fondamenta­le per le basi della nostra società, per i nostri figli e per il nostro futuro! Proprio per questo occorre mantenerla al passo con i tempi che cambiano. La sperimenta­zione non è certo una novità in ambito legislativ­o. L’abbiamo già fatto in passato in ambiti diversi e ha sempre dimostrato di essere una strategia vincente per testare diverse varianti e trovare la soluzione giusta. In queste settimane di campagna, i contrari hanno sollevato le paure della “sperimenta­zione”, come se dall’oggi al domani le scuole ticinesi venissero trasformat­e in laboratori segreti. Ci tengo a rassicurar­e i genitori che i docenti, le scuole e i programmi di studio rimarranno invariati. Questi timori del fronte contrario, ancorché comprensib­ili, sono infondati. La scuola ticinese ha infatti un corpo docenti ben formato che saprà certamente valutare se l’aggiunta di lezioni a metà classe in diverse materie permetterà agli allievi di acquisire più competenze. Per avere i risultati occorre quindi provare per trovare la soluzione migliore. Non bisogna inoltre dimenticar­e che le crescenti difficoltà osservate nell’apprendime­nto, sia in Svizzera sia altrove nel mondo, sono lungi dall’essere una prerogativ­a della scuola. Esse sono piuttosto espression­e di cambiament­i ben più ampi che riguardano l’intera nostra società. Penso in particolar­e alla rivoluzion­e tecnologic­a che ha cambiato il nostro modo di comunicare e informarci. Anche alla luce di questi cambiament­i s’impone un adattament­o dei percorsi educativi che permetta ai docenti di lavorare con classi più piccole. Infine è arrivata l’ora di superare i livelli A e B, elemento sul quale concordano (quasi) tutti. I recenti test Pisa hanno dimostrato che la maggior parte degli allievi nei livelli A e nei livelli B, a matematica e tedesco, hanno le stesse capacità. Eppure l’etichetta B continua ad essere ingiustame­nte penalizzan­te per gli allievi che, usciti dal percorso obbligator­io, scelgono la via profession­ale. Ci tengo anche a ricordare che sia a scienze che a italiano avevamo un simile sistema di livelli che fu abolito molti anni fa. A oggi nessuno rimpiange quel sistema perché non ha portato ad alcun livellamen­to. Gli studenti bravi continuano ad esserlo anche senza etichette di livello. Sono quindi convinto che la scuola ticinese abbia bisogno di un Sì il prossimo 23 settembre per crescere e rinnovarsi. La scuola rappresent­a il futuro e non possiamo bloccare il suo rinnovamen­to ancor prima di capire se funziona!

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