Pal3, i perché di una bocciatura
Molte buone intenzioni, però manca l’efficacia e una visione sul medio termine
Mobilità troppo focalizzata sui veicoli privati, ‘maglia verde’ ciclopedonale non ben allacciata ai mezzi pubblici. Risultato: zero sussidi.
Negli scorsi giorni ha brillato l’assenza del Pal3, il Programma di agglomerato del Luganese di terza generazione nella lista dei progetti degni di sussidio federale. Una bocciatura minimizzata dal consigliere di Stato Claudio Zali (i progetti del Pal3 sarebbero sostenibili anche senza sussidio) ma resta comunque il voto fondamentalmente negativo, o insufficiente, per meglio dire, da parte dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (Are) servizio del Datec che esamina i programmi di agglomerato delle diverse regioni svizzere. Scorrendo le 27 pagine del suo rapporto, fitto fitto di analisi e valutazioni, del Pal3 ne esce l’immagine di una incompiuta. Buone intuizioni, riconosciute anche da Berna, che però non vengono concretizzate in misure altrettanto efficaci. Un esempio calzante è quello della ‘maglia verde’, una ‘rete’ di miglioramenti per il traffico lento, che però non trova i giusti allacciamenti con i mezzi pubblici di trasporto. “Uno dei punti deboli del Pa è la mancanza di una visione effettivamente intermodale” scrive l’Are. “Per quel che riguarda il traffico lento, non si fa riferimento a nessuna visione a medio termine. Inoltre, mancando una concretizzazione delle misure che facilitano la scelta modale, l’accessibilità e la mobilità dell’agglomerato luganese restano fortemente focalizzate sul trasporto individuale motorizzato”. Il Programma di agglomerato inoltre “non affronta in maniera specifica la tematica dei grandi generatori di traffico. o dei poli di sviluppo economico, riferendosi solo brevemente al Piano direttore.
E la qualità degli spazi pubblici?
Al discorso riguardante il traffico si aggiunge quello più squisitamente pianificatorio. “Il Pa (programma di agglomerato ndr) non esamina la qualità dello spazio pubblico né in modo sistematico né per l’insieme del territorio. Sono proposte unicamente misure puntuali di riqualificazione degli spazi pubblici a Lugano (lungolago, parco Trincea a Massagno), mancano invece una strategia specifica e delle misure concrete da attuare al di fuori della Città di Lugano. Inoltre il concetto degli ‘assi urbani’ che mira a riqualificare e densificare i principali assi, non è connesso a misure infrastrutturali”. Di nuovo, sul piano ambientale le buone intenzioni scivolano nella attuazione pratica. “Il Pa propone una strategia paesaggistica dettagliata, ragionevole e ben documentata, che prevede la messa in rete delle risorse naturali e delle aree di svago, la valorizzazione delle aree verdi e delle rive dei
corsi d’acqua. Ne consegue una promozione della fauna e della biodiversità” loda l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale, che però subito aggiunge: “Ciononostante, mancano in parte misure volte a concretizzare questi aspetti e l’effetto di cesura dovuto alle infrastrutture non diminuisce in maniera netta”.
Morale: fatta la pagellina, il Pal 3 risulta di “efficacia insufficiente“, quindi zero sussidi. Occorre ricordare, e lo ha fatto la consigliera federale Doris Leuthard, che il Luganese ha già ottenuto molto dai due precedenti programmi di agglomerato che contenevano ‘grandi opere’ come la galleria Vedeggio-Cassarate e il
progetto di tram-treno. Però è una bocciatura che scotta: ci sono già le prime reazioni politiche, come l’interrogazione al Municipio cittadino di Petra Schnellmann e altri otto consiglieri (tutti del Partito liberale-radicale) che, ne abbiamo riferito ieri, chiedono conto dell’accaduto.