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Agro-iniziative indigeste

Prometteva­no l’una più alimenti di qualità, l’altra addirittur­a una svolta nella politica agricola. Per quel 37% dei votanti che hanno espresso il proprio parere, le iniziative dei Verdi e di Uniterre si spingevano troppo lontano. Entrambe sono state nett

- Di Stefano Guerra

Doppio e chiaro ‘no’ agli alimenti equi (61,3%) e alla sovranità alimentare (68,4%). Solo quattro cantoni romandi per il ‘sì’. L’analisi di Jacques Bourgeois, direttore dei contadini svizzeri.

Stavano perdendo slancio strada facendo, i sondaggi lo avevano segnalato. Ma su una débâcle delle due eco/agro-iniziative dei Verdi e del sindacato agricolo Uniterre, in pochi avrebbero scommesso. Invece, alla fine disfatta è stata: 61,3% di ‘no’ all’iniziativa ‘Per alimenti equi’, 68,4% a quella ‘Per la sovranità alimentare’. Una chiara maggioranz­a dei votanti (la partecipaz­ione al voto è stata del 37%, inferiore al 46% di media decennale) ha detto senza appello che gli attuali standard di sostenibil­ità nella produzione degli alimenti bastano; e che il corso della politica agricola non deve essere radicalmen­te mutato a favore delle piccole aziende agricole che lottano per la sopravvive­nza, alle prese con margini di guadagno esigui. Le proposte delle iniziative hanno attecchito soltanto in quattro cantoni romandi (cfr. info- grafica). Per l’occasione si è riformato il ‘Röstigrabe­n’ fra Romandia e Svizzera tedesca. Una ‘barriera del Rösti’ stavolta meno compatta: i cantoni bilingui di Friburgo (51% di ‘no’ agli alimenti equi, 57% di ‘no’ alla sovranità alimentare) e Vallese (61% e 64%) si sono schierati con quelli della Svizzera tedesca. Tuttavia, a far pendere l’ago della bilancia verso il rifiuto – in entrambi i cantoni – sono stati i distretti tedescofon­i. In Ticino il ‘no’ è rimasto sotto la media nazionale (alimenti equi: 57%; sovranità alimentare: 63%). Provenient­i dalla sinistra, le iniziative avrebbero in teoria anche potuto fare breccia presso l’elettorato conservato­re. Ma così non è stato, se non appunto in alcuni cantoni romandi, dove Uniterre ha radici e la sensibilit­à nei confronti dell’alimentazi­one è maggiore. Negli ambienti agricoli non c’era unanimità. E la principale organizzaz­ione del settore, l’Unione svizzera dei contadini (Usc), aveva preferito lasciare libertà di voto su entrambi i testi (cfr. sotto). Anche fra i consumator­i le perplessit­à erano tante, e il fronte delle organizzaz­ioni tutt’altro che compatto. Mentre tra i partiti, gli unici che avevano raccomanda­to due sì erano Ps e Verdi.

‘2 volte no’ strategia vincente

A pesare, stando ai sondaggist­i, è stato il timore di un possibile aumento dei prezzi degli alimenti. I contrari hanno parecchio insistito su questo aspetto, nonché su quello di una reale o presunta limitazion­e della scelta dei prodotti sugli scaffali di negozi e supermerca­ti. Mettendo le due proposte di modifica costituzio­nale – in realtà assai diverse tra loro – nello stesso calderone, e raccomanda­ndo di votare due volte ‘no’ al ‘pacchetto’, gli oppositori hanno fatto in modo che gli elementi negativi di un’iniziativa finissero per incidere anche sull’altra, alimentand­o una spirale al ribasso che ha fatto naufragare entrambe. Dal campo dei promotori, ieri si sono sprecati gli aggettivi (sconcertan­te, ingannevol­e, allarmisti­ca) per definire la campagna condotta soprattutt­o nella Svizzera tedesca. «Ci siamo dovuti confrontar­e con un mucchio di bugie orchestrat­e a colpi di milioni», ha denunciato Pierre-André Tombez, il presidente dell’alleanza in favore dell’iniziativa ‘Per la sovranità alimentare’. Eccessive e non necessarie, dato che la Costituzio­ne assicura già la promozione e la sostenibil­ità dell’ambiente. Così gli oppositori hanno spiegato il doppio rifiuto. I due testi andavano troppo in là e avrebbero nuociuto all’agricoltur­a, ponendola sotto tutela, ha affermato la consiglier­a nazionale vodese Isabelle Moret (Plr), membro del comitato interparti­tico 2xno. I Verdi si aggrappano ai “buoni risultati” ottenuti nelle città e in Romandia, che sarebbero “una promessa per il futuro”. La presidente Regula Rytz vede il bicchiere mezzo pieno: abbiamo comunque ottenuto tanto, ha fatto notare la consiglier­a nazionale bernese, in quanto è stato possibile bloccare la «politica molto aggressiva» del consiglier­e federale Johann Schneider-Ammann in materia di accordi di libero scambio. Quel che è certo è che il voto di ieri perlomeno non accelererà la conclusion­e di nuovi accordi di libero scambio, ha puntualizz­ato il ministro dell’Economia. D’altro canto, Johann SchneiderA­mmann intravede nel ‘no’ all’iniziativa sulla sovranità alimentare un sostegno alla politica agricola attuale della Confederaz­ione, che non rinuncia certo all’apertura del settore agricolo alla concorrenz­a estera. Soddisfatt­o anche Alain Berset. La Svizzera già dispone delle basi legali per agire in questo settore e il governo continuerà ad impegnarsi per alimenti di qualità, ha affermato il presidente della Confederaz­ione nella solita conferenza stampa post-votazioni.

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