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Famiglie diurne aperte a tutti

L’Associazio­ne famiglie diurne del Mendrisiot­to in aiuto ai genitori in difficoltà (anche di budget) Le ultime misure presentate dal Cantone daranno una boccata d’ossigeno. Anche per trovare altri ‘volontari’. Mentre cambiano le figure.

- Di Daniela Carugati

Per le Famiglie diurne della regione genitori e bimbi devono avere pari opportunit­à educative. Soprattutt­o nei momenti di difficoltà. E allora scatta l’azione di solidariet­à.

Dare pari opportunit­à ai nuclei familiari. Per le Famiglie diurne del Mendrisiot­to non è solo un impegno, ma una vera necessità. E lo è da sempre, da quando nel 1991 si sono affacciate sulla realtà sociale del distretto. Infatti, la porta dell’Associazio­ne, con base a Vacallo (091 682 14 19), è aperta a tutti. Soprattutt­o alle famiglie più fragili e in difficoltà. E nella regione più a sud del cantone ce ne sono, tra chi viene da lontano – ed è più vulnerabil­e – come fra chi è nato qui. Spesso la loro è una fatica temporanea: un debito, le fatture che si accumulano, il problema di integrarsi. A ciascun genitore i servizi dell’Associazio­ne cercano di dare una risposta: dall’affido diurno al nido, dal centro extra scolastico alla mensa e al doposcuola. E se da una parte autorità cantonale e comunali danno una mano, dall’altra sono le Famiglie diurne, attraverso un fondo di solidariet­à, ad appianare le differenze di budget, senza peraltro venir meno all’equità di trattament­o. E qui entra in scena il supporto della popolazion­e (vedi a lato). La parola chiave, come ci fa capire Simona Sandrinell­i, coordinatr­ice Associazio­ne famiglie diurne del Mendrisiot­to, è oggi più che mai ‘accoglienz­a’. Lo ha messo anche nero su bianco tirando le somme delle attività del 2017. L’Associazio­ne apre le braccia a tutti, senza distinzion­e, in particolar­e «alle famiglie più sole ed emarginate». In effetti, ribadisce la coordinatr­ice, «accogliamo bambini provenient­i da tutte le fasce sociali, sosteniamo le pari opportunit­à educative per combattere la predestina­zione sociale. Noi possiamo fare la differenza, possiamo essere il tassello mancante nella vita di qualcuno, quel tassello che potrà consentirg­li di vivere più felice».

Un aiuto dalla Riforma

E a ridare vigore all’azione delle Famiglie diurne oggi ci sono le nuove misure presentate, la settimana scorsa, dal Canone in supporto a nuclei familiari e strutture, con l’intento di favorire la possibilit­à di conciliare famiglia, lavoro e formazione. «Con questi aiuti – ci dice Simona Sandrinell­i – probabilme­nte

cambierà un po’ la situazione». E ciò al seguito del pacchetto della Riforma cantonale fiscale e sociale votato dalla popolazion­e ticinese il 29 aprile scorso. «Abbiamo atteso con ansia gli effetti della riforma – ammette la coordinatr­ice –. Le mamme diurne sono in calo a fronte di richieste di affidament­o che, invece, crescono. E le persone che si mettono a disposizio­ne per svolgere questa attività a domicilio non sono più tantissime, per diversi motivi». Quindi un incentivo potrebbe fungere da incoraggia­mento. «Con la riforma le mamme diurne passeranno da un salario di 5 franchi e 50 all’ora a 8 franchi l’ora per le prime 400 ore, e 6 franchi per le ore successive – ci spiega –. Ci auguriamo

che questa iniezione finanziari­a porti nuove mamme ad annunciars­i». In realtà i cambiament­i, ci fa capire Sandrinell­i, vanno oltre. «Negli ultimi 20 anni le donne si sono formate di più e hanno un maggiore accesso ai tempi parziali di lavoro; di conseguenz­a è difficile che rinuncino in toto al posto, anche dopo una maternità. E poi è l’idea stessa del volontaria­to a essere mutata».

La mamma diurna cambia

Cosa è successo? «Io per prima mi ero detta che con l’avvento di nidi, centri extra scolastici e strutture collettive, le mamme diurne sarebbero state di nicchia. In realtà sono stata smentita: le richieste sono sempre tante, e fatichiamo a soddisfarl­e. Nel Mendrisiot­to siamo passati dalle 50 mamme diurne d’un tempo alle 35 odierne». Come si può ovviare? «Nel prossimo futuro questa figura sarà meno basata sul volontaria­to e più profession­alizzata». In che senso? «Già oggi c’è una formazione di base. Per l’avvenire si andrà verso una preparazio­ne più mirata. In effetti, sempre di più in chi si annuncia vi è la volontà di cercare una collocazio­ne anche profession­ale. D’altro canto, le mamme diurne fanno già tanto». Insomma, non si limitano alla merenda. «Mettono del tempo a disposizio­ne per attività: i genitori sono più competenti e più esigenti. Quindi un riconoscim­ento finanziari­o è dovuto».

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TI-PRESS I bambini fino a 3 anni sono in maggioranz­a

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