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‘In aprile ci sarò. Non si scappa di fronte alle battute d’arresto’

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Manuele Bertoli, la bocciatura della sperimenta­zione è netta. La riforma della scuola è stata la sua priorità politica fin da quando è in governo. Ha intenzione di portare a termine il suo mandato o darà le dimissioni? La domanda è strana, non l’ho mai vista fare in anni e anni di politica di fronte a una bocciatura di un progetto alle urne. Comunque non ho alcuna intenzione di dare le dimissioni e mi ripresente­rò in aprile, se il mio partito deciderà in questa direzione. Non si scappa di fronte alle battute di arresto. Io del resto ho la coscienza tranquilla, perché il mio lavoro da riformator­e l’ho fatto. Democratic­amente il popolo ha detto stop, ma questo non cambia le necessità della scuola.

Non teme che il risultato odierno durante la campagna si rivelerà un argomento a favore di chi non la vuole più in Consiglio di Stato, rendendole quindi la conferma del seggio ancora più complicata?

Guardi, avrei potuto non far nulla, dire di sì a tutti e non correre alcun rischio. È un modo di far politica che mi fa orrore, perché credo che la carica vada onorata impegnando­si, lavorando per delle riforme e mettendoci la faccia. Tutto il resto mi interessa poco.

Si sentirà un candidato ‘azzoppato’?

No, sarò un candidato che voleva fare una riforma globale che non è passata, bisognerà ripartire da correttivi più puntuali. Sono contento che la scuola sia comunque tornata al centro del dibattito politico.

L’esito del referendum può portare difficoltà alla riconferma del seggio socialista in Consiglio di Stato da parte del suo partito?

Non so dirle, lo chieda all’Osservator­io della vita politica, che ha gli strumenti per dirlo.

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Manuele Bertoli

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