Morisoli: ‘Non si riparte dall’anno zero’. Marchesi: ‘Un no trasversale’
A vittoria ottenuta i referendisti sono «sicuramente soddisfatti», ma il loro sguardo è già rivolto al futuro. Perché, rileva da noi interpellato Sergio Morisoli (Area liberale), «dal numero dei voti, sia favorevoli sia contrari, è evidente come siamo riusciti a far passare il messaggio che occorre fare una riforma, ma non quella che avevano in mente di fare Bertoli e il Decs». Un altro progetto c’è già, ed è l’iniziativa parlamentare elaborata presentata due anni fa dal capogruppo de ‘La Destra’. Ma non solo. Perché «nel frattempo – ricorda Morisoli – si è aggiunta una serie di materiali interessanti, che sono emersi dalle consultazioni per ‘La scuola che verrà’ fatte sia all’interno della scuola sia fuori». Materiali che «finiranno in un dossier, sul quale Decs e Commissione scolastica dovranno chinarsi». Insomma, «non si parte dall’anno zero. Dobbiamo lavorare bene e metterci d’accordo, per elaborare un progetto fattibile nel giro di un paio d’anni. La scuola va comunque riformata, dopo questo referendum». Referendum che «per fortuna abbiamo lanciato» risponde alla ‘Regione’ Piero Marchesi, presidente dell’Udc. «Sin dal primo giorno siamo stati contrari a questo progetto, e oggi la democrazia svizzera ha dimostrato ancora una volta di essere un grandissimo valore», nel senso che «il popolo ha smentito quanto deciso da Consiglio di Stato e Gran Consiglio». E seccamente. «Con un 56,7% di contrari è evidente che c’è stato un ‘no’ trasversale, molti liberali e molti anche a sinistra hanno votato contro». E l’hanno fatto perché «è un modello di scuola che, si è capito, non avrebbe dato alcun valore aggiunto e non avrebbe risolto i problemi della società». Ora l’Udc passerà alla cassa, soprattutto in ottica di lista unica con la Lega? Sembra di no, almeno all’apparenza. «Non ci siamo posti questo obiettivo. Volevamo fermare la sperimentazione e dimostrare che l’Udc riesce a occuparsi bene anche di altri temi oltre l’immigrazione, ci siamo riusciti» conclude Marchesi.