Le Nazioni Unite su Libia e Siria
L’assemblea generale dell’Onu, al via domani, si occuperà della situazione in questi due Paesi È l’occasione per i leader mondiali di tentare di trovare una soluzione a due conflitti destabilizzanti per l’intera regione mediterranea
Trovare una soluzione per l’esplosiva situazione in Libia. Ma anche per porre fine alla tragedia della guerra civile in Siria. I leader mondiali hanno l’occasione per discuterne tutti insieme a New York dove domani si aprono i lavori della 73esima Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ma già nelle prossime ore i ministri degli esteri dell’Unione europea si riuniranno per fare il punto con gli inviati speciali dell’Onu nelle due aree di crisi, Ghassan Salamé e Staffan de Mistura. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres è tornato a lanciare l’allarme per una tregua libica a rischio e per i già oltre 115 morti dall’inizio degli scontri di Tripoli, scoppiati il 26 agosto scorso. Il vertice dei ministri degli esteri dell’Ue servirà certamente a ricompattare il fronte europeo attraversato nelle ultime settimane da contrasti sulla Libia. Con la Francia che ha svolto un pressing forsennato per tenere elezioni nel Paese nordafricano entro la fine dell’anno. Una proposta però bocciata dagli altri Paesi europei e naufragata al Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove invece si continuano a chiedere maggiori sforzi per pacificare, stabilizzare e mettere in sicurezza la Libia prima di andare al voto. C’è poi l’ambizioso obiettivo dell’Italia di portare il presidente Usa Donald Trump alla conferenza sulla Libia che il governo vuole organizzare a metà novembre in Sicilia, probabilmente a Sciacca. Anche se ancora non ci sono un luogo e una data ufficiali. A margine dell’Assemblea dell’Onu si continuerà quindi a lavorare dietro le quinte, con il ‘piano B’ che prevede l’invito alla conferenza del segretario di Stato americano Mike Pompeo. Tra gli altri appuntamenti più rilevanti della settimana al Palazzo di vetro due riunioni del Consiglio di sicurezza: mercoledì quella presieduta da Trump con al centro il dossier iraniano e giovedì quella presieduta da Pompeo sulla Corea del Nord.
A Tripoli le armi non si fermano
Grande attesa naturalmente per quello che dirà e farà il presidente americano (il cui intervento in Assemblea è previsto per martedì) determinato a ribadire davanti alla platea dei leader mondiali la centralità del dogma dell’America First. A margine dei lavori Trump incontrerà, oltre al presidente francese Emmanuel Macron, il presidente della Corea del Sud Moon Jae-in che gli riferirà sull’ultimo vertice con Kim Jong-un, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, il premier giapponese Shinzo Abe, quello israeliano Benjamin Netanyahu e quella britannica Theresa May.
Intanto non si fermano le armi a Tripoli. La popolazione parla di bombardamenti violenti, la cui origine è sconosciuta. Lo scrive il sito Al Wasat. Secondo le stesse fonti, esplosioni di razzi sono stati sentiti chiaramente al centro della capitale libica, presso la strada Al Zaoua e il quartiere Al Andalous. Secondo la pagina twitter di Libya Channel violenti scontri sarebbero in corso sul ponte Al-Forosseya e nella strada Wali Al Ahd, tra la Brigata Somoud guidata da Salah Badi e la Forza centrale di sicurezza di Abu Salim. Intanto il Consiglio militare di Misurata ha dichiarato in un comunicato di voler confinare il potere delle milizie all’interno di Tripoli, annunciando la piena mobilitazione delle sue forze per unirsi all’operazione “Purificare la capitale”, lanciata dalla Settima brigata. Una dura condanna degli scontri arriva dalla delegazione dell’Unione europea e dai capimissione dell’Ue in Libia.