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‘È questa la nostra identità’

Dopo la soddisfazi­one arrivano anche i punti. Luca Cereda: ‘Abbiamo sfruttato le nostre qualità ed è ciò che ci rende felici’.

- dall’inviato Christian Solari

Davos – Neppure lui sa com’è riuscito a segnare. «Sinceramen­te, non ci ho capito nulla» dice, ridendo, Adrien Lauper. «So soltanto che ho provato a colpire dove potevo, mentre stavo cadendo, e immagino che il difensore abbia fatto da sponda». Ciò che conta, però, è il risultato. E quell’1-4 in powerplay, al 31’, col senno del poi decide in anticipo come andranno le cose alla seconda di campionato, sul ghiaccio della Vaillant Arena, tra Davos e Ambrì. «E sono contento davvero che siamo riusciti a fare la differenza in quel momento – commenta l’attaccante friborghes­e –. Se ripenso alla scorsa stagione e alle difficoltà che avevamo spesso incontrato durante i secondi tempi...». Nei Grigioni si può persino parlare di successo rotondo, di quelli senza pieghe. «Ci voleva – continua Lauper –. È un successo meritato da tutto il gruppo, composto da ventidue, ventitré persone che remano tutte nella stessa direzione. Prendiamo ad esempio Elia Mazzolini: a Davos ha fatto soltanto due o tre cambi, ma quand’era in panchina, invece di starsene per conto suo non smetteva mai di incitarci. È con questo spirito che siamo andati in pista, oltre alla rabbia che avevamo ancora in corpo da venerdì sera, per non essere riusciti a battere lo Zugo nonostante avessimo meritato. Anzi, credo che in quella partita avessimo giocato anche meglio rispetto a questa».

Lauper: ‘Il gol? Davvero non saprei come ho fatto: io so solo che ho cercato di colpire mentre cadevo...’

Meglio sul piano strettamen­te hockeistic­o, per dirla con Luca Cereda. «A Davos ho percepito una gran voglia da parte dei ragazzi di vincere la partita – analizza il coach biancoblù –. E se sul piano del gioco avevamo forse fatto un pochino meglio il giorno prima, pensando all’ordine e all’intensità messa in pista, stavolta è stata la prova di carattere, di grande sacrificio a farci meritare i tre punti».

D’altro canto, però, Davos e Zugo non sono avversari identici, quanto a caratteris­tiche. «Conosciamo la qualità offensiva di cui può disporre Arno Del Curto, e l’abbiamo potuta ammirare anche stavolta – continua Cereda –. Giustament­e, per contrastar­e il talento dei loro bravissimi attaccanti ci siamo detti che dovevamo essere noi a metterli subito sotto pressione, prima che provassero a farlo loro. Devo però aggiungere che non sempre ci siamo riusciti». Tuttavia, è innegabile che il primo weekend di campionato restituisc­a un’immagine piuttosto

nitida di ciò che quest’anno si può concretame­nte attendere dall’Ambrì. «Direi che sull’arco delle due serate abbiamo messo in pista quella che è la nostra identità. Siamo riusciti a sfruttare i nostri punti di forza, insomma, ed è questo che oggi ci rende più soddisfatt­i». Cereda, poi, spende due parole per l’ultimo arrivato, il ceco Jiri Novotny. «La prima impression­e? Si vede che è solido, e mette sul ghiaccio parecchia esperienza. Senz’altro – ride – è un giocatore che di battaglie alle spalle ne ha parecchie, di conseguenz­a sa bene come gestirle».

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KEYSTONE Anche Lindbäck non può nulla, e il Davos mastica amaro

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